Bergoglio sospenderà a divinis Viganò?

Carlo Maria Viganò sarà punito da Jorge Mario Bergoglio per aver detto la verità?

di Roberto de Mattei (05-09-2018)

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che ha portato alla luce l’esistenza di una rete di corruzione in Vaticano, chiamando in causa i responsabili, a cominciare dalle supreme autorità ecclesiastiche, sarà punito per aver detto la verità? Papa Francesco sta esaminando questa possibilità, se è vero, come confermato da più fonti, che ha consultato il cardinale Francesco Coccopalmerio, e qualche altro canonista, per studiare le possibili sanzioni canoniche da irrorare nei confronti dell’arcivescovo, a cominciare dalla sospensione a divinis.

Papa Bergoglio

Se la notizia fosse confermata sarebbe di una gravità estrema, e anche un poco surreale, dal momento che l’“esperto” convocato per sanzionare mons. Viganò sarebbe proprio quel cardinale Coccopalmerio, che viene accusato dall’ex nunzio negli Stati Uniti di far parte della “lobby gay” che spadroneggia in Vaticano.

Non si può dimenticare del resto che il segretario del cardinale, mons. Luigi Capozzi, è coinvolto in un caso di orge gay, in cui deve essere ancora chiarita la posizione del suo superiore. Ma il problema di fondo naturalmente è un altro. La Chiesa cattolica, in quanto società visibile, è dotata di un diritto penale, che è il diritto che Essa possiede, di sanzionare i fedeli che hanno commesso violazioni della sua legge.

Occorre distinguere, a questo proposito, tra peccato e delitto. Il peccato riguarda una violazione dell’ordine morale, il delitto una trasgressione della legge canonica della Chiesa, che è diversa naturalmente dalla legge civile degli Stati.

Tutti i delitti sono peccati, ma non tutti i peccati sono delitti. Vi sono delitti comuni alla legislazione civile e a quella canonica, come il reato di pedofilia, ma altri delitti sono tali solo per il diritto canonico e non per quello penale degli Stati.

Coccopalmierio

L’omosessualità e il concubinaggio, ad esempio non sono considerati crimini dalla maggior parte degli Stati contemporanei, ma restano gravi delitti per il clero che vi incorre e come tali sono sanzionati dal Diritto canonico. Delitto infatti non è ogni azione esterna che viola una legge, ma solo quella violazione per la cui inosservanza è prevista una sanzione,secondo il principio del nullum crimen, nulla pena sine lege.

Il Codice di Diritto canonico, come ha recentemente ricordato padre Giovanni Scalese nel suo blog Antiquo Robore, considera delitto non solo l’abuso contro i minori, ma anche altri peccati contro il sesto comandamento, quali il concubinaggio e la situazione scandalosa, che comprende l’omosessualità (canone 395 del Nuovo Codice).

Queste distinzioni non sembrano chiare a papa Francesco, che proclama la “tolleranza zero” contro i reati civili, quali la pedofilia, ma invoca il “perdono” e la misericordia per i “peccati di gioventù”, quali l’omosessualità, dimenticando la presenza di questo delitto nelle leggi della Chiesa. Ma poi, e qui sta la contraddizione, le leggi della Chiesa vengono invocate per colpire, non il clero immorale, ma chi denuncia l’immoralità del clero, come mons. Carlo Maria Viganò, che nella sua testimonianza non ha fatto che muoversi sulla linea dei riformatori della Chiesa, da san Pier Damiani a san Bernardino da Siena, grandi fustigatori della sodomia.

Mons. C. M. Viganò

Qual’è la ragione della punizione canonica che si vorrebbe applicare al coraggioso arcivescovo? Papa Francesco potrebbe rispondere, come nella favola di Fedro: non ho bisogno di dare ragioni, lo punisco Quia nominor leo, perché sono il più forte.

Ma quando l’autorità non è esercitata per servire la verità diventa abuso di potere, e la vittima dell’abuso di potere acquisisce una forza che nessuno potrà togliergli: la forza della Verità. In questo momento tragico della vita della Chiesa, la prima cosa che, non solo i cattolici, ma l’opinione pubblica di tutti il mondo chiede agli uomini di Chiesa è di “vivere senza menzogna” per usare una celebre espressione di Solgenitsin. Il tempo delle dittature socialiste è finito e la verità è destinata ad imporsi.

(fonte: corrispondenzaromana.it)


Alcune domande inquietanti sul caso “Kim Davis” (di Emmanuele Barbieri, Corrispondenza Romana, 05-09-2018)

2 pensieri riguardo “Bergoglio sospenderà a divinis Viganò?

  1. Senza neanche entrare nel merito dei rilievi portati da Viganò, il punto non sono le accuse in sè a Bergoglio per aver coperto presuntamente McCarrick. Il punto è che Viganò chiede anche le dimissioni del Papa.
    Non l’ha fatto Cristo con Pietro che l’aveva rinnegato 3 volte, quando dopo la Resurrezione riconferma a Pietro il compito di pascere le sue pecorelle (Gv 21), e non l’ha fatto Paolo quando rimproverò pubblicamente Pietro per l’ambiguità con cui trattava pagani ed ebrei (Gal 2). Paolo non chiese a Pietro di farsi da parte, perchè il mandato proveniva da Cristo nonostante la fragilità umana di Pietro.
    E adesso arriva Viganò a chiedere le dimmissioni del successore di Pietro? A quando allora la richiesta di dimmissioni dallo Spirito Santo per aver scelto Bergoglio?

    Qui non c’è un solo problema di verità dei fatti, qui c’è una richiesta esplicita di dimmissioni. E solo per questo Viganò meriterebbe la deposizione in tronco anche dall’ufficio sacerdotale. Perchè c’è sì la verità da sostenere quando il pastore sbaglia (come nei Dubia), ma c’è anche l’obbedienza al Papa, che i cardinali dei Dubia hanno comunque e sempre ribadito al successore di Pietro scelto dallo Spirito Santo. E non è una differenza da poco.

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