Il card. Muller: “Papa Francesco dovrebbe rispondere alle accuse di Viganò”.

Il cardinale Gerhard Müller ritiene che papa Francesco debba incontrare l’arcivescovo Carlo Maria Viganò e rispondere alle questioni poste dai documenti dalle testimonianze. E conferma, seppur indirettamente, l’insabbiamento sul caso Murphy O’Connor.

di Marco Tosatti (05-10-2018)

Il cardinale Gerhard Müller, già prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, pensa che il Pontefice regnante dovrebbe incontrare l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, riconciliarsi con lui, e rispondere alle questioni poste dai documenti dell’ex nunzio.

Il porporato tedesco lo ha dichiarato in un’interessantissima, lunga intervista alla televisione cattolica EWTN. L’intervistatore, Raymond Arroyo, gli ha posto una domanda su Viganò. Ecco la risposta:

“Non ero sorpreso dalle sue accuse, ma vorrei proporre al Santo Padre di parlare con lui, di cercare una riconciliazione con lui, e di dare risposte a quelle accuse o questioni per il Popolo di Dio che ha il diritto di sapere. Sempre è possibile che ci sia stato qualche errore, o qualche sbaglio di gestione, possiamo imparare dai nostri errori e dobbiamo diventare migliori nella gestione degli abusi. Non dividere la Chiesa in gruppi. Il Santo Padre ha il compito dell’unità, deve essere il simbolo dell’unità dobbiamo superare con l’aiuto del Santo Padre la divisione fra conservatori e liberal. Vogliamo una Chiesa unita”.

Arroyo gli ha chiesto se fosse vero che nel giugno 2013, mentre stava celebrando una messa nella chiesa di Santa Monica, il Pontefice lo avesse chiamato al telefono, obbligandolo a interrompere la messa, per dirgli di chiudere l’indagine sul card. Murphy O’Connor. Müller ha indirettamente confermato la notizia. Ecco quello che ha detto:

“Non posso entrare in dettagli perché sono legato al Segreto Pontificio, ma posso dire che ogni processo contro vescovi o cardinali alla Congregazione ha bisogno del permesso del Papa. Questo è un problema, dovremmo cambiare questo punto. La Congregazione deve cominciare la sua inchiesta, e non c’è bisogno di interferenze da parte del Papa o di amici del Papa che dicono che la CDF è dogmatica, che ci sono degli hardliners, che Mueller è tedesco, è troppo duro; tutto questo deve essere tenuto fuori. Ci deve essere un processo normale e solo alla fine il Papa deve essere informato, e la sua è l’ultima decisione. Ma non possiamo essere ostacolati nel processo. Abbiamo bisogno di indipendenza delle corti ecclesiastiche nel processo canonico. Il grande problema di questo pontificato sono i suoi cosiddetti amici. E noi, i suoi veri amici, siano chiamati dai mass media nemici del Papa. Ma la categoria dell’amicizia o dell’ostilità non è utile in questo caso. Ci vuole una gestione corretta delle questioni della fede, della disciplina e della morale, e non questo sistema di relazioni personali. Ogni volta che un gruppo di cardinali si trova col papa succede tutto, perché qualcuno di loro chiede personalmente al papa: vorrei questo come vescovo, e questo per ragioni di politica personale, e non perché è la persona più adatta, e così si bypassa la Congregazione per i Vescovi. Per vescovi e cardinali abbiamo bisogno dello speciale permesso del Papa. E senza quel permesso non possiamo andare oltre. La mia proposta è di rendere la CDF più indipendente. Non è buono se il Papa usa questo potere per fermare un’indagine necessaria. Laicizzare i responsabili è l’unico modo per uscire dalla crisi. Siamo in questo crisi perché i vescovi sono naif, non sanno abbastanza delle terribili conseguenze sulle vittime. Il vecchio sistema era migliore, nella legge penale”.

Il cardinale ha fatto capire chiaramente che il problema degli abusi nella Chiesa non è il clericalismo, o la pedofilia, ma l’omosessualità aggressiva.

“La grande maggioranza delle vittime degli abusi clericali non sono bambini, ma teenagers e più vecchi. Ogni attacco contro il sesto comandamento è un peccato mortale. L’80 per cento e più delle vittime sono ragazzi dai quattordici anni in su, sono attacchi omosessuali, non pedofili. Non si tratta di bambini, ma di teenagers e più vecchi”.

Per quanto riguarda invece gli abusi di McCarrick, ha detto:

“Seminaristi: Questo non riguarda la nostra Congregazione, che si occupa di abusi solo fino a 18 anni. Qui abbiamo una carenza nella legislazione. Una volta la Congregazione si occupava di tutti gli abusi, ora solo fino a 18 anni. Gli abusi sui seminaristi sono un peccato mortale, e non sono accettabili, e dobbiamo fare di tutto anche contro questi attacchi omosessuali”.

Sul clericalismo:

“Il 90 per cento degli abusi sessuali è fatto da gente che non ha niente a che vedere con i preti. La ragione degli abusi sessuali è il non rispetto del sesto comandamento”.

Raymond Arroyo ha chiesto se fosse vero che il suo licenziamento, e quello di tre suoi collaboratori fosse causato da troppa severità di Müller e dei suoi aiutanti verso i responsabili di abusi. Ecco che cosa ha risposto:

“Il papa non ha mai dato nessuna ragione per il licenziamento dei tre collaboratori, o di me stesso, ma devo dire che queste persone e anche io siamo sempre stati sulla linea delle procedure, forti e chiari, e non abbiamo fatto mai compromessi con i preti che hanno abusato uomini, donne o bambini. Non dovevano tornare all’altare. Dovevano essere ridotti allo stato laicale. Questa politica non è sempre stata vista molto bene da alcuni cardinali e vescovi nella Curia Romana”.

Domanda: qualcuno sosteneva che eravate troppo duri?

“Qualcuno ha un concetto sbagliato della misericordia. La misericordia deve essere per le vittime, non per i perpetratori e la mia comprensione è che se un prete ha commesso qualche grave reato non può tornare all’altare, perché deve essere l’immagine di Gesù, e Gesù è il Buon Pastore, quello che fa cose buone per il suo gregge, non rovina bambini o altri esseri umani”.

Sulle sanzioni comminate da Benedetto XVI a McCarrick:

“Come Congregazione non ne sapevamo niente. Privatamente ho sentito qualcosa. Ma deve essere fatto un processo canonico. È necessario fare un processo canonico, e la CDF deve essere incaircata, la gente ha diritto di sapere che cosa è vero o no. C’è uno scandalo pubblico e dobbiamo superare questo con un processo canonico”.

(fonte: marcotosatti.com)

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