Un altro colpo all’Humanae Vitae, e una conferma che si sta lavorando alla sua revisione, arriva dai gesuiti francesi. Nella loro rivista dicono che “l’Amoris Laetitia non considera più i metodi naturali come imperativi, ma incoraggiati, in ragione di una lettura personalista che integra le dimensioni fisiche e spirituali delle persone”.
di Marco Tosatti (08-07-2017)
Che il magistero dei papi precedenti, da Paolo VI a Giovanni Paolo II, per terminare a Benedetto XVI sia sotto attacco in questo regno non sembra più un mistero per nessuno. È un quadro che si arricchisce di sempre nuovi elementi. Dopo le voci mai realmente smentite del lavorio in corso o in preparazione per “attualizzare” l’enciclica di Paolo VI, Humanae Vitae, che tante polemiche provocò nel 1968, adesso sono i gesuiti di Francia a lanciare un attacco più diretto.
Lo fanno dalle pagine della loro rivista, Projet dedicata in questo numero al tema della fecondità. Ecco che cosa scrivono: “Senza che questo sia stato affatto rilevato dai teologi e dagli osservatori della vita della Chiesa, il blocco sul carattere intrinsecamente malvagio dei metodi non naturali è stato discretamente tolto da papa Francesco. Là c’è una vera rivoluzione etica. Certamente Giovanni Paolo II aveva già sottolineato che ‘il metodo naturale…è naturale a livello personale. Non si può dunque pensare a un’applicazione meccanica delle leggi biologiche’. Ma non aveva cessato di operare per giustificare Humanae Vitae con una teologia personalista”.
Dove è avvenuto, secondo i padri gesuiti d’Oltralpe, il grande cambiamento? Ma con l’Amoris Laetitia, naturalmente! Un documento che di giorno in giorno, grazie alle sue formulazioni ricche di ambiguità, si presenta sempre aperto a interpretazioni e sviluppi di pensiero che ne fanno un vero e proprio grimaldello, nelle mani di chi voglia usarlo per scardinare punti importanti dei Magistero. I gesuiti di Francia colgono immediatamente l’occasione. “Nella recente esortazione apostolica Amoris Laetitia papa Francesco, erede del Concilio Vaticano II, valorizza la decisione presa in coscienza dagli sposi e non considera più i metodi naturali come imperativi, ma incoraggiati, in ragione di una lettura personalista che integra le dimensioni fisiche e spirituali delle persone”.
Il brano di riferimento dell’esortazione apostolica è quello in cui si scrive: “Il ricorso ai metodi fondati sui ‘ritmi naturali di fecondità’ (Humanae Vitae § 11) dovrà essere incoraggiato. Si metterà in luce che ‘questi metodi rispettano il corpo degli sposi, incoraggiano la tenerezza fra di essi e favoriscono l’educazione di una libertà autentica’”. E concludono: “La regolazione delle nascite con la pillola non abortiva può dunque, a certe condizioni, essere egualmente compatibile con il rispetto del corpo, la tenerezza, la libertà autentica. E’ questa qualità relazione che importa promuovere”.
Non è difficile leggere queste considerazioni alla luce della rilettura che si prospetta in occasione del cinquantenario di una delle encicliche più tormentate, discusse e combattute della storia della Chiesa. La genesi dell’enciclica è oggetto di ricerche di archivio, e ci sono diversi gruppi di studio che si occupano dell’Humanae Vitae; e di questi sviluppi il Pontefice è tenuto al corrente e informato e li ha incoraggiati, secondo quanto riportato da diverse fonti, fra cui la Catholic News Agency.
(fonte: lanuovabq.it)