Per giustificare le coppie adulterine, Coccopalmerio & Co. usano i “casi pietosi”, come fece Pannella a suo tempo.
Coccopalmerio, il cardinale cresciuto alla scuola di Pannella
Editoriale di Libertà&Persona (14-02-2017)
In che modo i radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino hanno introdotto in Italia, insieme al PSI di Loris Fortuna, il divorzio? Attraverso la tecnica del caso pietoso: alcuni casi particolarmente strappalacrime sono serviti come grimaldello.
E l’aborto? Stessa tecnica del caso pietoso. La donna violentata, il bambino con una terribile malattia, l’aborto clandestino. Fingendo di lottare per risolvere un problema, si sono aperte le cateratte dell’aborto libero, per tutti, sempre, comunque. Oggi si può abortire perché un figlio non è voluto, perché è maschio invece che femmina, perché ha il labbro leporino, perché doveva nascere tre mesi più tardi ecc.
Come si vuole introdurre l’eutanasia? Con i casi pietosi, i casi limite, alla Welby. E la droga libera? Attraverso la battaglia per la cannabis terapeutica.
Cosa fa il cardinale Francesco Coccopalmerio? Stessa identica strategia (che permette di sembrare buoni, rispetto ai cattivi, ai “dottori della legge”, agli “intransigenti” insensibili…). Il Vangelo non lascia adito a dubbi; l’indissolubilità, per Cristo, è senza eccezioni; la Chiesa per 2000 anni ha insegnato la stessa dottrina, ma Coccopalmerio, con evidenti appoggi in Vaticano (le posizioni di Muller, Caffarra, Burke, Ruini, Scola… sono state silenziate, le sue amplificate da tutti i media vaticani), dopo aver detto con evidente lingua biforcuta che “la dottrina non muta”, ribalta tutto, facendo leva sul caso pietoso: quello «di una donna che è andata a convivere con un uomo sposato canonicamente e abbandonato dalla moglie con tre bambini ancora piccoli. Orbene, questa donna ha salvato l’uomo da uno stato di profonda prostrazione, probabilmente dalla tentazione di suicidio; ha allevato i tre bambini non senza notevoli sacrifici; la loro unione dura ormai da dieci anni; è nato un nuovo figlio. La donna della quale parliamo ha piena coscienza di essere in una situazione irregolare. Vorrebbe sinceramente cambiare vita. Ma, evidentemente, non lo può. Se, infatti, lasciasse la unione, l’uomo tornerebbe nella condizione di prima, i figli resterebbero senza mamma. Lasciare l’unione significherebbe, dunque, non adempiere gravi doveri verso persone di per sé innocenti. È perciò evidente che non potrebbe avvenire “senza una nuova colpa”».
Notiamo subito che il caso scelto dal cardinale radicale si presta bene: non è stato scelto un uomo che ha lasciato la moglie con i tre figli (per carità, non capita mai!), ma il caso contrario; aggiungiamo che la “vecchia” moglie sembra sparita; concludiamo notando che c’è poi un altro figlio per rendere tutto più sentimentalmente complicato.
E ora proviamo ad analizzare il caso pietoso, chiedendoci:
- perché il cardinale omette di prendere in considerazione cosa significhi per i 3 bambini avere in casa l’amante del padre?
- Perché il suddetto cardinale pannelliano omette di dire che la nascita di un nuovo figlio, accanto ai 3 della vecchia moglie, crea quasi sempre una dolorosissima graduatoria tra i figli (quelli della “vecchia” moglie divengono di serie B, quelli della amante di serie A)?
- Perché Coccopalmerio vuole costringere i sacerdoti ad ergersi a giudici caso per caso, generando una incredibile confusione (perché ci saranno sacerdoti che negheranno l’accesso alla comunione, altri che la permetteranno; sacerdoti che la permetteranno solo se l’uomo è stato abbandonato, altri che la permetteranno anche se l’uomo ha abbandonato lui la moglie e i tre figli…)?
- Perché questa casistica terribile, che Kasper e Bergoglio hanno sempre negato di voler introdurre, che era propria della mentalità dei farisei, e che oggi sta diventando la regola con il beneplacito della Santa Sede?
- Come la mette il rubicondo cardinale con le parole di Gesù, così chiare da non aver bisogno delle sue noiose e farraginose argomentazioni?
- Come fa a non capire che il caso pietoso sdogana il divorzio cattolico?
- Perché dimentica di dire che Giovanni Paolo II aveva già insegnato che la soluzione possibile è quella di una convivenza more uxorio?
- Perché vuole fingere che alla Chiesa spetti il compito di dare un giudizio non sul peccato, ma sul peccatore (infatti la legge ecclesiastica ed evangelica attuale è uguale per tutti, e giudica il fatto, la rottura del vincolo matrimoniale e l’adulterio in atto, non la persona, mentre la “scelta caso per caso” è evidentemente arbitraria e personale)?
- Perché si vuole far credere che è possibile essere in comunione piena con Cristo ed averla rotta con la moglie e magari i figli? Perché si finge che la comunione eucaristica sia l’unico modo per partecipare alla vita della Chiesa?
- Perché si vuole togliere a Dio stesso il compito, solo suo, di giudicare i singoli casi, avendo quella piena conoscenza del cuore dell’uomo che nessun sacerdote può avere?
L’esclusione dalla comunione per gli sposati che vivono nell’adulterio non è, per la Chiesa, un giudizio definitivo sulle persone, perché la Chiesa non ha alcun potere di condannare all’inferno e promettere il Paradiso: ciò spetta solo a Dio.
Alla Chiesa spetta invece indicare con chiarezza quale è la legge di Dio.
(fonte: libertaepersona.org)
Alcuni particolari sul “caso pietoso” citato dal cardinal Coccopalmerio
di Gianburrasca (15-02-2017)
Il cardinale Coccopalmerio, autore di un aureo libretto di commento ad Amoris laetitia (un lungo documento, i cui i passaggi più delicati non sono ancora ben chiari dopo 2 anni), ci illustra la vicenda di un padre, “abbandonato dalla moglie con tre bambini ancora piccoli”, sull’orlo del suicidio, che si unisce ad un’altra donna, da cui ha un altro figlio. Due “mogli” e 4 figli, dunque. A costui, e a costei, che si è unita con un uomo già sposato, si chiede il cardinale, come non dare la comunione, anche se vivono more uxorio, cioè, per la Chiesa, in adulterio? Abbiamo saputo da fonti attendibili, che la storia citata dal cardinale è vera.
E che però ha avuto uno sviluppo, perché, come si sa, la realtà e mutevole e la dottrina va quindi aggiustata di continuo: proprio mentre il fine giurista scriveva il suo decisivo commento, la seconda compagna del padre di 3 figli, stanca di allevare tre figli non suoi, e delle liti continue con la moglie del suo amante; arrabbiata perché i tre figli della vecchia moglie litigavano spesso con il suo figlio, senza che il compagno intervenisse con decisione in favore dell’ultimo pargolo…ha deciso di andarsene.
L’uomo è così rimasto solo, con 3 figli da una moglie, e un ulteriore figlio dalla seconda compagna.
Un uomo solo con 4 figli? Il suicidio, ci ha già detto Coccopalmerio (che pure vive, lo speriamo, la verginità sacerdotale) è dietro l’angolo con 3, figuriamoci con 4!
Così l’uomo ha cercato, giustamente, un’altra donna, e la ha trovata: già sposata, divorziata, ma, grazie a Dio, senza figli. Così il pacchetto figli è rimasto di 4: 3 dalla prima, 1 dalla seconda.
Recatisi dal cardinale Coccopalmerio, per chiedergli di aggiornare il libretto, con gli ultimi sviluppi del loro caso, i due componenti della nuova coppia si sono sentiti rispondere: “Bendetti figliuoli, non ho tempo di riscrivere il mio ottimo lavoro, rispetto al quale i Dubia sono cosa da nulla, ma, senza cambiare la dottrina, fatta salva l’indissolubilità, secondo me entrambi potete accedere all’Eucaristia, quantomeno nelle diocesi di Palermo, Napoli… e nei seguenti paesi: Germania, Malta, Argentina… Non così invece a Genova, o in Polonia, Stati Uniti… Sapete, oggi non esiste più la chiesa cattolica, ma ci sono chiese nazionali, come voleva Lutero, quel bravo monaco che noi ottusi preti cattolici abbiamo capito dopo 500 anni. Quanto a me, lo ripeto: come può un uomo rimanere solo, con 4 figli, senza una donna che gli faccia da “moglie” e faccia da “mamma” ai quattro pargoletti? Non dovete preoccuparvi delle parole di Gesù, o del magistero dei papi, anche se vi dite cristiani. Oggi vale una nuova regola: come vi sentite voi, e come si sente il prete a cui voi raccontate, mi raccomando con il giusto pathos, la vostra storia. Andate in pace, e moltiplicate relazioni e figli. L’importante è essere sempre in compagnia”.
Così il buon padre di famiglia, è tornato a casa, e giustamente, poiché la terza compagna non ha meno diritti delle altre, sta pensando di fare un altro bambino con lei.
(fonte: libertaepersona.org)