Mons. Livi: “Gli adulatori di Francesco non ammettono alcuna critica”

Mons. Antonio Livi risponde con garbo ed eleganza ai vergognosi attacchi dei due bergogliosi Massimo Introvigne e Andrea Tornielli.

di Bruno Volpe (09-01-2018)

Il noto teologo e professore Monsignor Antonio Livi non ci sta e replica, con garbo, all’attacco rivolto contro di lui e La Nuova Bussola Quotidiana dal sociologo Massimo Introvigne.

Mons. Livi

Professor Livi, secondo lei da che cosa scaturisce questo attacco?

Chiedetelo al dottor Introvigne, non è del resto la prima volta. Lui lavorava alla Nuova Bussola Quotidiana e qualche volta, ha litigato con me (per motivi teologici, mai personali, si intende). Dopo è successo che il direttore ha deciso di interrompere la collaborazione con lui, cosa della quale io non ho alcuna responsabilità, anche se Introvigne la pensa diversamente da me (io, a differenza di altri, rispetto tutte le opinioni legittime). Penso che sia un fatto dovuto a risentimento personale e non tanto a motivazioni di natura teologica. Lo comprendo, anche se non me lo aspettavo. Del resto, per valutare esattamente la fondatezza delle affermazioni di Introvigne su quanto io vado dicendo sul dogma e la teologia (soprattutto nel mio trattato su Vera e falsa teologia), si ricordi che lui è un sociologo delle religioni e non un teologo della fede.

Ma la sua voce non è isolata.

Questo è vero. Esiste una specie di corte, ben attrezzata alla propaganda, di pubblicisti (tra i quali annovero anche il vaticanista Tornielli) che hanno scelto a priori di compiacere Papa Francesco, anche nelle occasioni in cui questi cambia la forma o la sostanza della dottrina cattolica, oppure dice o fa cose inaccettabili per chi ha a cuore la Parola di Dio nella sua verità immutabile. Questa corte di adulatori non ammettono alcuna critica da parte di cattolici (laici o sacerdoti, vescovi e cardinali) che sanno di far parte della Chiesa e di avere una responsabilità per la dottrina della fede, che è il bene comune della comunità dei credenti. Ci si dimentica che esiste un dovere di correzione filiale affinché l’opinione pubblica cattolica non sia traviata o peggio ancora confusa nel giudizio interiore di ciascuno sul bene sul male. Quelle correzioni filiali non rappresentano un atto di ostilità al Papa, come dicono strillando i cortigiani, ma un atto di carità verso tutti i fedeli, a cominciare dal Papa stesso. Occorre evitare che la dottrina sia corrotta da teologia eretica, ed il rischio è molto elevato, oggi più che mai. Tanto è accaduto da quando Giovanni XXIII ha detto che la Chiesa non condanna nessuno. Ma per annunciare la verità di Cristo che la Chiesa ha il dovere di conservare integra e immutata (per questo ha il carisma dell’infallibilità), bisogna pur condannare l’errore, ossia la dottrina contraria alla parola di Dio. E io però devo aggiungere.

Prego…

Che logicamente non ho dubbi sulla santità di alcuni Papi (penso a Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II e al Beato Paolo VI). Ma ogni santo ha nella sua condotta qualcosa di difettoso. Quindi io posso liberamente e doverosamente segnalare, e quando occorre anche criticare, le cose che non vanno dal punto di vista della condotta, quando questa interessa la pastorale.

Il gesuita Rahner

La convince la critica di Introvigne?

No. Dice cose inesatte. Io sostengo e parlo di argomenti scientifici. Affermo e provo con analisi dettagliate che la prima opera sistematica del teologo Joseph Ratzinger (Introduzione al cristianesimo) dimostra che egli allora ebbe una visione storicista della fede e del cristianesimo, i medesimi difetti ed aspetti della teoria di Karl Rahner sulla necessità di una “svolta antropologica della teologia”. Del resto, i due lavorarono assieme nelle università tedesche e poi durante i lavori del Concilio. Pertanto non ha senso metterli, come spesso si fa, in opposizione. Purtroppo la teologia progressista dilaga e i papi degli ultimi tempi non la hanno combattuta come avrebbero potuto e dovuto. In ogni caso, io non accuso (mai lo ho fatto) l’attuale pontefice di professare l’eresia, semmai di permetterne le diffusione, ossia di favorirla.

(fonte: lafedequotidiana.it)

Un pensiero riguardo “Mons. Livi: “Gli adulatori di Francesco non ammettono alcuna critica”

  1. Se Introvigne Massimo e Tornielli Andrea – bergogliosi al 210% oltre che bergogliani –
    riflettessero sul fatto che con le loro esternazioni fanno pure la figura dei bergoglioNi, farebbero subito inversione a U.

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