I difensori dell’Amoris Laetitia sostengono che dare la Comunioni ai divorziati risposati civilmente, rei dei peccati mortali di adulterio e concubinato, non tradisce il Comandamento del Signore, perché si tratterebbe delle famose “eccezioni” che confermano la regola. Hanno ragione? È vero che l’eccezione conferma la regola?
Non ha senso logico che l’eccezione confermi la regola!
La Chiesa cattolica, infatti, ha sempre rifiutato le eccezioni per qualsiasi Divino Comandamento, prima di tutto perché non ha il potere concedere eccezioni, e in secondo luogo perché, stringi stringi, si tratta di privilegi per i forti e di danni per i deboli. Guarda caso, è proprio la ricca e potente conferenza episcopale tedesca a voler dare la Comunione ai divorziati-risposati civilmente. Alla fine, l’eccezione diventa la regola.
Tra l’altro, la frase non è neppure formulata in modo corretto. Si tratta appunto di una massima giuridica medievale che in latino suona così: exceptio probat regulam in casibus non exceptis, e la cui traduzione letterale è “l’eccezione dimostra la norma nei casi non eccettuati”. Che cosa significa?
Facciamo un esempio. Mettiamo che all’entrata di un negozio vi sia un cartello con la scritta: “I cani non possono entrare”. Ebbene, qualcuno potrebbe dire: “I cani non possono entrare, ma non è proibita l’entrata ad altri animali”. Perciò il negoziante, per evitare che i clienti entrino con altri animali, modificherà il cartello con la scritta “Gli animali non possono entrare”. Sintetizzando, vi possono essere eccezioni quando la norma è poco chiara.
Perciò, riguardo i divorziati risposati civilmente, non c’è niente da fare: la norma è chiarissima. Cristo, il Supremo Legislatore, ha abolito il ripudio: non c’è “caso pietoso” che tenga (Mc 10,1-10). Chi si unisce con una persona che non è il/la legittimo/a coniuge, commette due peccati mortali: l’adulterio e il concubinato. Punto.
Chiunque è in stato di peccato mortale, non può ricevere il Corpo e il Sangue del Signore, perché commetterebbe altri due peccati mortali: il sacrilegio e la profanazione.