Parlano di ambiente, si dimenticano di Charlie

Charlie è un bambino innocente condannato a morte dallo stato solo perché malato, ma i vescovi inglese e il Vaticano non se curano: il loro interesse primario è la raccolta differenziata.

di Paolo Spaziani (13-06-2017)

Per poter meglio esaminare il caso di Charlie Gard, la Corte di Strasburgo ha stabilito che al bambino non potranno essere sospese le cure vitali prima della mezzanotte di martedì. Qualche giorno di speranza in più per i genitori del piccolo e per tutti coloro che in queste settimane si sono mobilitati per evitare la morte di Charlie tramite sentenza.

Charlie con i genitori

Confesso di aver sperato che questi giorni concessi dalla Corte di Strasburgo potessero consentire a chi non si era ancora espresso su questo terribile caso di far sentire la propria influente voce. Una speranza che, finora, si è rivelata vana. Ad eccezione di una dichiarazione da parte delle Conferenze Episcopali di Inghilterra e Galles non si registrano altri interventi ufficiali da parte della Chiesa che, in un momento come questo, potrebbero certamente risultare importanti e di sostegno per tutti coloro che si stanno battendo per la vita del piccolo Charlie.

Quello che maggiormente sconcerta è la solerzia con la quale si commentano altre decisioni o fatti che riguardano, ad esempio, l’ambiente o i migranti. Non più tardi del due giugno scorso monsignor Sorondo, cancelliere per la Pontificia Accademia per le Scienze, intervistato da Radio Inblu, aveva definito “terribile” la decisione di Trump di sfilarsi dall’accordo sul clima di Parigi. “Un disastro per l’umanità”, aveva aggiunto monsignor Sorondo, evidenziando, come scritto dal quotidiano Il Messaggero, “lo sconcerto, la preoccupazione e l’inquietudine” che serpeggia in Vaticano per la decisione di Trump.

Il nove maggio scorso Ivan Jurkovič, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra, in una riunione dedicata al Global Compact sull’immigrazione ha esortato a “mettere sempre la persona al centro di ogni decisione in materia di immigrazione”. Ha dunque esortato la comunità internazionale a “dare un esempio di solidarietà superando le divisioni politiche e le barriere geografiche per dare sostegno a chi fugge dalla propria terra”. Il diplomatico vaticano ha poi ribadito che “ogni migrante è una persona titolare di diritti umani fondamentali ed inalienabili che vanno sempre rispettati”.

Questi diritti umani fondamentali ed inalienabili valgono, ad esempio, anche per un bambino di dieci mesi a cui le autorità inglesi, contro la volontà dei genitori, vogliono togliere le cure portandolo alla morte? È una domanda che sorge spontanea davanti a questo assordante ed inspiegabile silenzio. In questo come in altri casi emerge una posizione chiaramente ideologica che si erge a difesa del migrante o dell’ambiente, ma che si dimentica del più indifeso degli esseri umani. La “cultura dello scarto” di cui ha parlato più volte Papa Francesco non è proprio la cultura che sta condannando a morte il povero Charlie? A maggior ragione non si comprende questo silenzio proprio nelle ore decisive per la vita di questo piccolo bambino.

Si dirà che in tema di rispetto per la vita la Chiesa si è già ripetutamente espressa. Certamente, come si è espressa più volte in passato a difesa dell’ambiente e dei migranti. Eppure su questi temi le dichiarazioni sono quotidiane e sembrano non finire mai. Per un caso drammatico come quello di Charlie non ci si può nascondere dietro il “già detto”, perché chi non si oppone a questa atroce decisione è complice. Noi continuiamo a fare quello che possiamo: preghiamo e informiamo le persone di ciò che sta accadendo. Perché quanto stanno facendo al piccolo Charlie un giorno potrebbe essere fatto anche a noi.

(fonte: campariedemaistre.com)

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