Il pontefice fra critica e papolatria

Il fedele è tenuto all’obbedienza alla Chiesa, ma non alla papolatria.

di Giorgio Enrico Cavallo (22-04-2017)

Questo anomalo pontificato, più che spandere a piene mani misericordia e amore, sembra seminare perplessità nei cuori dei fedeli. Talvolta, anche qualcosa di più della perplessità. E può dunque capitare che dei sacerdoti decidano di fare outing, commentando in pubblico le loro considerazioni critiche contro il papa regnante.

Papa Francesco durante la Santa Pasqua del 2017.

Il caso recente di don Minutella è solo quello più noto, per il clamore che egli ha saputo suscitare, chiamando a raccolta i parrocchiani. È recentissimo un caso analogo: nella Domenica delle Palme, don Edward Pushparaj, viceparroco a Montesilvano (Pescara), ha espresso le sue considerazioni critiche in merito al pontificato di Bergoglio. Apprendiamo dai giornali che il sacerdote avrebbe più volte contestato l’Amoris Laetitia (più passa il tempo, e più le discordie suscitate da questa esortazione fanno sembrare il titolo una specie di grande beffa).

Il vescovo di Pescara-Penne si è reso disponibile ad incontrare il sacerdote “ribelle”, commentando: «Spero che per don Edward sia solo un momento di stanchezza e auspico che il fratello sacerdote possa confrontarsi con me e trovarmi, come sempre, disponibile ad ascoltare le sue perplessità e addirittura la sua eventuale rabbia con le scelte papali. Immagino che abbia “letto” il ministero petrino con superficialità, sollecitato, probabilmente da alcune correnti clericaliste e pseudo-tradizionaliste a cui il Papa, per fortuna, dà fastidio. Penso che sia giusto chiedere al sacerdote un tempo di riposo ed esonerarlo, momentaneamente, dagli impegni pastorali». Un caso umano, insomma, per il quale è in arrivo la sospensione «momentanea». Prima ancora di aver parlato con il diretto interessato. Alla faccia della misericordia e del dialogo.

Questi casi, ormai non infrequenti, sono spie d’allarme che dovrebbero far riflettere – e non poco – tanto Bergoglio quanto i cardinali più fedeli alla sua linea. In attesa che ciò avvenga, è spontaneo porci ancora una volta la domanda: è possibile, per un cattolico, criticare un papa? Effettivamente, nell’anno del cinquecentenario dello scisma protestante, dobbiamo porci questa domanda, per non seguire la tragica strada intrapresa da Lutero.

Mi si perdoni l’estrema sintesi, che un argomento così complesso non merita.

La prima considerazione che va fatta è che il fedele è tenuto sì all’obbedienza alla Chiesa, ma non certamente alla papolatria. Ricordiamo, a tal proposito, che perfino San Paolo criticò San Pietro, primo pontefice [vedi Gal 2,11]. Nel Medio Evo, i grandi santi sono talvolta stati assai critici nei confronti dei pontefici regnanti. Santa Brigida di Svezia esortò più volte papa Clemente VI a correggersi dai suoi difetti personali, supplicandolo di far tornare la sede papale a Roma. A riuscire in questa impresa fu santa Caterina da Siena: la santa scrisse al papa, andò fino ad Avignone, si trovò sola contro gran parte della curia, contraria allo spostamento della sede papale. Eppure, Gregorio XI la ascoltò e tornò a Roma.

La Chiesa ha fatto tesoro di queste esperienze. Nel Codice di Diritto Canonico [212§3] leggiamo che i fedeli «in modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità delle persone».

Credo che ciò sia di evidente chiarezza: la critica al papa regnante si può fare, anche se in modo assai ponderato. Per una serie di motivi. In primo luogo, perché dobbiamo vestirci di umiltà, ricordando a noi stessi che non siamo nient’altro che semplici fedeli. Fedeli che ragionano, certo, ma che non possono dimenticare che il papa è il papa.

In secondo luogo, perché vale il buon senso, supponendo il papa essere sempre in linea con la dottrina della Chiesa.

In terzo luogo, perché potremmo nuocere ad altri fedeli: nonostante le nostre – magari giustissime – obiezioni, potremmo esporre male il nostro pensiero e risultare di ostacolo alla vita spirituale dei fratelli che ci possono ascoltare.

L’esempio dei cardinali sottoscrittori dei dubia si basa su queste premesse. Essi non scavalcano il Romano Pontefice, non lo apostrofano duramente (come invece faceva quel Lutero che oggi va tanto di moda) ma si limitano a chiedere un suo chiarimento in materia. Chiarimento che, come sappiamo, non è ancora arrivato.

Ecco, ed è qui che si innesta una situazione a dir poco anomala ed inquietante: l’assenza di risposte da parte di Bergoglio, il fumo che ammorba i Sacri Palazzi e i numerosi tentativi di sovvertire il magistero plurisecolare della Chiesa sono segnali che qualcosa di oscuro sta avvenendo alla Sposa di Cristo. Un sovvertimento dall’interno. Tutto ciò non ci può piacere, perché lascia trapelare malcelati tentativi di negare la Verità del Vangelo. Ci sono stati momenti difficili, nella storia. Papi che vendevano il soglio petrino al miglior offerente (Benedetto IX), papi che nella vita privata piuttosto che seguire la strada tracciata da Cristo preferivano quella di Epicuro (Alessandro VI, Leone X…), papi militari (Giulio II)… ma quasi mai papi che sono stati criticati non per le loro azioni personali (frutto di umana debolezza), ma per il loro magistero che sembra essere, giorno dopo giorno, sempre più in rotta con quello plurisecolare della Chiesa.

Il Papa non può disporre del magistero a suo piacimento: egli ne è custode, non padrone. Ed è qui che dunque dobbiamo puntare: la questione non è essere «pro Francesco» o «contro Francesco»; il succo di tutto è essere «per la Verità» o contro di essa. Perché è facile scadere nel personalismo, e mutare delle critiche perfettamente legittime ad un magistero dal contenuto nebbioso in critiche dal sapore partitico.

Se si è con la Verità, si è con Cristo.

Chissà se tutta la schiera di moschettieri che difendono a spada tratta l’attuale pontificato sono con la Verità, che è eterna, o sono semplicemente con uno dei 266 papi che la Chiesa ha avuto nella sua storia…

(fonte: campariedemaistre.com)

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