Video. Non è vero che il Papa e i Vescovi hanno sempre ragione

Da un bellissimo articolo del professore Stefano Fontana (vedi qui) vogliamo offrirvi questa catechesi sulla vera OBBEDIENZA al Papa ed ai Pastori, la quale non è in funzione delle proprie opinioni personali, ma è riferita esclusivamente ALL’OBBEDIENZA AL CRISTO e al Progetto di Dio per gli Uomini a riguardo, appunto, della Redenzione.  Da qui si parla di DOTTRINA e di dottrina sociale della Chiesa alla quale, togliendo la dottrina, resta uno sterile sociale al quale non dobbiamo affatto obbedire, se questa si distaccasse dalla pura dottrina. Ricordiamo anche quest’altro video “Quell’adulterio nei confronti della Chiesa”.

No, il Papa non ha sempre ragione

Il fedele cattolico deve stare “sempre e comunque” dalla parte dei Pastori? È quello che di questi tempi alcuni sostengono, ma un’affermazione del genere indica un positivismo cristiano che evita di fare i conti con la verità e la ragione, a cui anche i Pastori sono tenuti.

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Video. Obbedienza e resistenza nella storia e nella dottrina della Chiesa

Conferenza del prof. Roberto de Mattei a Roma il 18 maggio 2018 sul tema “Obbedienza e resistenza nella storia e nella dottrina della Chiesa”.

Parlare di resistenza nella storia e nella dottrina cattolica non significa in alcun modo fare l’apologia della disobbedienza e della ribellione. È dalla virtù dell’obbedienza, non dalla disobbedienza, che discende la liceità della resistenza cattolica alle autorità familiari, politiche e religiose, quando esse violano la legge divina e naturale. Questa premessa è necessaria, perché dobbiamo evitare il pericolo di assumere un atteggiamento psicologico di contestazione verso l’autorità, che non ha nulla a che fare con la fede e con la morale cattolica.

Obbedienza e infallibilità. Il papa non è sempre infallibile.

Padre Paolo Siano FI ha inviato al vaticanista Tosatti un interessante articolo che costituisce un contributo ad alcuni dei temi che verranno dibattuti il 7 aprile prossimo a Roma riguardo la crisi della Chiesa e i limiti dell’infallibilità pontificia.

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Il ricatto dell’obbedienza

L’obbedienza è una virtù esimia, ma ha un limite invalicabile: il peccato.

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Il vescovo “intercettato” e i moralizzatori di Stato

Il caso di monsignor Negri, arcivescovo di Ferrara, a cui è stata intercettata una chiacchierata privata e sbattuta in prima pagina su Il Fatto Quotidiano, mette in evidenza il sistema totalitario verso cui siamo già avviati, con tutti i cittadini trasformati in delatori e spie.

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La filiale resistenza di san Bruno di Segni a Papa Pasquale II

di Roberto de Mattei

Tra i più illustri protagonisti della riforma della Chiesa dell’XI e del XII secolo, spicca la figura di san Bruno, vescovo di Segni e abate di Montecassino. Bruno nacque attorno al 1045 a Solero, presso Asti, in Piemonte. Dopo aver studiato a Bologna, fu ordinato prete nel clero romano e aderì entusiasticamente alla riforma gregoriana. Papa Gregorio VII (1073-1085) lo nominò vescovo di Segni e lo ebbe tra i suoi più fedeli collaboratori. Anche i suoi successori, Vittore III (1086-1087) e Urbano II (1088-1089), si valsero dell’aiuto del vescovo di Segni, che univa l’opera di studioso ad un intrepido apostolato in difesa del Primato romano.

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Un papa eretico? Ulteriori approfondimenti.

Continuiamo l’opera di approfondimento teologico su un tema discusso serenamente nei secoli da molti teologi cattolici di grande fama e di indubbia dottrina, quello della possibilità di un papa eretico.

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In difesa di Roberto de Mattei

cristianesimocattolico:

di Fabrizio Cannone

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Pochi giorni fa, padre Livio Fanzaga, stimabile e dinamico direttore di Radio Maria, ha deciso, in modo a dir poco inatteso, e con ragioni risibili e ben poco convincenti, di cacciare il professor Roberto de Mattei dalla sua numerosa e importante equipe di collaboratori. Il sito internet che fa capo allo storico romano, Corrispondenza Romana, ha pubblicato sia la lettera di padre Fanzaga che la risposta, di ben altro spessore, del professor de Mattei.

Certo, siamo nell’ambito del contingente e resta sempre opinabile la scelta di un direttore di avvalersi o meno di un collaboratore, per quanto pregiato possa essere. Ciò che però appare secondo noi assai meno opinabile è la ragione invocata da padre Livio per il licenziamento, ovvero la presunta poca consonanza dell’editoriale pubblicato da de Mattei il 12 febbraio 2014 con la linea pastorale di Papa Francesco. Facciamo semplici considerazioni storico-critiche più che dottrinali per aiutare i nostri lettori ad orientarsi nel mare magnum delle opinioni varie e contrastanti che fatti come questo suscitano sempre, specie sul web e sui social network.

  1. Oggi, e padre Livio questo lo sa benissimo, anzi è uno dei rari preti italiani a denunciarlo, sono innumerevoli le prese di posizione poco ortodosse da parte del clero, alto e basso, e a volte altissimo. E nessuno, proprio nessuno (incluso il Romano Pontefice) dice nulla. Pare quasi che essere a favore degli anticoncezionali, dell’eutanasia o della legge 194, come espresso tante volte da membri del clero o del laicato cattolico, sia meno grave che criticare, che so, gli esiti balordi dell’ecumenismo, della riforma liturgica (con le chierichette che danno la comunione alle attempate signore) e dell’andazzo mondano della Chiesa attuale. Ma questo non è vero. Se non viene censurato l’errore, e chi lo diffonde, perché mai dovrebbe essere censurato chi lo denuncia? Sarebbe contro e l’equità e la misericordia.
  2. Da molti decenni ormai, ma con una notevole accelerazione dopo il Vaticano II, i teologi del cattolicesimo (a volte con la porpora), seguendo i teologi del secondo protestantesimo, hanno detto e scritto di tutto contro la cosiddetta “obbedienza cieca” che vigeva, a lor dire, nei secoli bui della cristianità, specie da Trento in poi (per inciso il beato Rosmini, seguendo san Tommaso, dimostrò in sapienti pagine quanto l’obbedienza cieca sia in realtà luminosissima). Ebbene, mentre si fa questo e si esalta la disobbedienza eretta a principio – magnificando un falso profeta come quel don Milani che scrisse “L’obbedienza non è più una virtù” – si pretende una obbedienza illimitata solo da coloro che vorrebbero una vera riforma della Chiesa, nella ripresa della sua più profonda e più universale Tradizione. Esempi recenti abbondano. Sull’Osservatore Romano un sacerdote loda sperticatamente un autore censurato da Giovanni XXIII nel 1962, senza accorgersi della disobbedienza formale che sta compiendo, ma poi criticare il linguaggio di Papa Francesco, o i suoi particolari modi espressivi, o le sue abilità retoriche, o il suo approccio generale al mondo (cf. i due ottimi contributi di Pietro de Marco e Alessandro Gnocchi su Catholica, 122, pp. 36-50) è visto come una mancanza di sensus Ecclesiae.
  3. Proprio il professor Roberto de Mattei nel libretto Apologia della Tradizione (Lindau, 2011) ha fatto un elenco significativo ma certamente incompleto del numero dei santi e delle sante che, durante la loro esistenza, ebbero a sollevare critiche, a volte pesanti, ad alcuni Vicari di Cristo, e/o all’andamento della religione in un particolare momento storico. Senza quei sollevamenti diciamo così dal basso la Chiesa sarebbe sprofondata chissà dove e le tenebre della storia avrebbero nascosto agli occhi del mondo la sua persistente (ma a volte evanescente) santità. Padre Pio, perseguitato, tacque, è vero: ma avrebbero avuto ragione coloro che avessero combattuto l’iniqua persecuzione romana o coloro che silenti l’avessero sostenuta
  4. L’argomento ad hominem è il più debole, ma qui è perfettamente adeguato. Padre Livio fonda il suo indubitabile zelo per il Signore e la sua Casa su una fede mariana invidiabile, ma anche sul riconoscimento della veridicità storica delle apparizioni di Medjugorie. Ma fino ad oggi queste apparizioni non sono state ancora approvate da Roma. Con quale autorità allora pretende di ergersi a paladino della romanità e del papato se lui per primo almeno in un punto, fondamentale per Radio Maria, non ha atteso il giudizio della competente autorità della Chiesa, ma l’ha scavalcato?

Caro Padre Livio, sono 20 anni che ascoltiamo la tua voce dalla radio di casa e hai contribuito non poco alla nostra crescita spirituale (mia, intendo, e dei miei) ma stavolta per un eccesso di zelo, tipico però di chi è un poco frettoloso nell’approfondimento dottrinale scientifico, hai sbagliato avversario. Avresti dovuto tenerti stretto il professor Roberto de Mattei. Si possono discutere in famiglia – e in Ecclesia – mille punti di vista e mille sfumature, ma guai a prendere gli amici per nemici, o i nemici per amici…

© CAMPARI E DE MAISTRE