Francesco e le ragioni di Benedetto XVI

“El Sucesor. Mis recuerdos de Benedicto XVI” (Il Successore. I miei ricordi di Benedetto XVI) è il nuovo libro-intervista di Papa Francesco di 240 pagine, che uscirà in spagnolo il 3 aprile 2024 con Editorial Planeta, con le risposte che ha dato al giornalista Javier Martínez-Brocal riguardo alla relazione tra lui e il Papa emerito Benedetto XVI.

di Andrea Gagliarducci (12-02-2024)

In un altro sforzo editoriale negli ultimi tempi, Papa Francesco ha avuto una conversazione con il corrispondente vaticano del quotidiano spagnolo ABC Javier Martínez-Brocal, per condividere i suoi ricordi di Papa Benedetto XVI. Il libro si intitola El Sucesor. Mi recuerdos con Benedicto XVI, e l’annuncio della sua pubblicazione è arrivato pochi giorni prima dell’11 febbraio, giorno in cui Benedetto XVI ha scioccato il mondo annunciando la sua rinuncia dal ministero petrino.

Alcuni estratti sono stati rilasciati come promozione. In uno di essi Papa Francesco dice: «Benedetto ed io avevamo un rapporto molto profondo. Voglio che si sappia e voglio che sia conosciuto senza intermediari. È stato un uomo che ha avuto il coraggio di dimettersi e, da quel momento, ha continuato ad accompagnare la Chiesa e il suo successore». E Papa Francesco dice ancora: «A volte io sollevavo un argomento, a volte lo faceva Benedetto. “Sono preoccupato per questo problema”, diceva uno all’altro. Parlavamo di tutto, molto liberamente. Quando io gli presentavo una difficoltà, lui rispondeva: “Beh, si dovrebbe tener presente anche questo e quest’altro elemento”. Lui ampliava sempre la prospettiva. Aveva la capacità di ampliare la prospettiva per aiutarmi a prendere una buona decisione. Non diceva mai: “Non sono d’accordo”. Ricordo che invece diceva: “Questo va bene. Ma prendere in considerazione anche quest’altro elemento…”. Allargava la prospettiva, allargava sempre».

Queste parole testimoniano la grandezza di Benedetto XVI, veramente capace di allargare lo sguardo. E sono anche parole che sembrano esagerare il rapporto tra Francesco e Benedetto XVI. Perché, nello spirito di umiltà e di obbedienza sempre rispettato da Benedetto XVI, sembra complicato che il Papa emerito sollevi problemi con il Papa in carica. Ha risposto alle sollecitazioni (il libro di Mons. Gänswein, Segretario particolare di Benedetto XVI, ha pubblicato una lettera di commenti alla prima intervista di Papa Francesco, concessa a La Civiltà Cattolica), ma non ha sollecitato. Ha intrapreso la strada della mediazione, che ha seguito senza pretese né ingerenze.

Quando Benedetto XVI parlava (è successo qualche volta in pubblico) o pubblicavo qualche testo, ha subito informato il suo successore perché non ha mai voluto che le sue parole fossero fraintese o considerate in contrasto con quelle di Francesco.

È bello vedere il Papa rendere omaggio al Papa emerito, come aveva sempre fatto durante il suo pontificato, invitandolo a tutti gli eventi come Concistori e Canonizzazioni e visitandolo in ogni Concistoro con i nuovi cardinali quando le forze fisiche di Benedetto XVI cominciavano ad esaurirsi.

Allo stesso tempo, però, non possiamo dimenticare come sono stati celebrati i funerali di Benedetto XVI: la salma portata in San Pietro all’alba, al buio, con un camioncino; l’arrivo della salma sul sagrato durante la recita del Rosario; l’omelia del Papa, quasi senza alcun riferimento al Papa emerito; Francesco che non si è nemmeno recato al sepolcro delle Grotte Vaticane per gli ultimi riti funebri; le delegazioni diplomatiche messe in grande difficoltà dalle richieste, compresa quella di vestirsi in modo informale.

Benedetto XVI non fu trattato come un Papa emerito e nemmeno come un membro particolare della cerchia ristretta del Papa regnante, composta principalmente da cardinali. Era trattato come un personaggio unico ma regolare.

A undici anni dalla sua rinuncia, ad un anno dalla sua morte, il ricordo di Benedetto XVI è ancora vivo. E c’è molto di Benedetto XVI in ogni azione della Chiesa, anche quelle che sembrano più lontane dalla sua personalità, proprio perché Benedetto XVI ha saputo allargare gli orizzonti per guardare oltre le questioni contingenti.

Benedetto XVI era un uomo profondamente innamorato di Dio e un Papa che voleva che la Chiesa si rinnovasse a partire da Cristo. Si parla spesso della V Conferenza Episcopale Latinoamericana di Aparecida nel 2007, di cui il Cardinal Bergoglio fu il Relatore Generale. Il tema era Discepoli e missionari di Gesù Cristo. In modo che il nostro popolo possa ritrovare la vita. Benedetto XVI volle che la frase fosse riformulata così: Discepoli e missionari di Gesù Cristo. In modo che i nostri popoli possono trovare il Lui la vita.

La centralità di Cristo era simboleggiata dal crocifisso posto al centro dell’altare, punto di riferimento per tutti i fedeli e per il sacerdote che celebrava Lui.

Benedetto XVI comunicava con i suoi libri. Non è un caso che la sua ultima opera teologica significativa sia stata la trilogia di Gesù di Nazareth. Tutto nasce da lì. Comincia da lì. Finisce lì, nella Sua beata eternità.

La centralità di Cristo ha dato corpo e vita a tutto il resto, che in Benedetto XVI è stato immenso. Per questo ha continuato ad esercitare un carisma straordinario, anche dopo la sua rinuncia, nonostante Benedetto XVI non avesse mai aspirato a ruoli di comando.

Era inevitabile che la presenza di Benedetto XVI nel recinto di Pietro facesse soffrire Papa Francesco. Tuttavia, con questo libro-intervista, nonostante alcune esagerazioni che sembrano avere lo scopo di tessere una narrazione più che raccontare la verità, Papa Francesco deve riconoscere la straordinaria capacità del Papa emerito di allargare suo sguardo.

[…]

Benedetto XVI aveva ragione a cercare l’unità, perché era l’unico modo per evitare la polarizzazione. Papa Francesco persegue una direzione che costringe tutti ad assumere una posizione. Benedetto XVI aveva ragione a concentrarsi su Cristo perché Cristo è proprio ciò che oggi manca in tanti dibattiti, dalla benedizione di coppie irregolari alla riforma sinodale della Chiesa.

Papa Francesco riconosce le ragioni di Benedetto XVI e se ne appropria. Permette a tutti che venga raccontata la loro versione della storia. Va ricordato però che Papa Francesco non è Benedetto XVI, che il rispetto per un predecessore non significa che avrà un buon pontificato. Soprattutto, oggi il Papa è sempre più solo.

Benedetto XVI è stato un vero sostegno quando era in vita. Nella morte continua ad essere amato. Papa Francesco non può fare a meno di riconoscere la fede straordinaria del suo predecessore. Ma cosa significa questo riconoscimento? Perché avviene così tardi, a un anno dalla morte di Benedetto XVI? Fa parte dell’offensiva mediatica di Papa Francesco per ridefinire la sua immagine, oppure è un segno di stima?

Queste sono delle domande che bruciano, come brucia la memoria di Benedetto XVI, vivente e presente. Undici anni dopo la sua rinuncia, di quel giorno il ricordo è ancora vivo. Benedetto XVI era, dopotutto, un Papa libero. Non c’era nessun ricatto contro di lui. Non fu possibile.

Per questa ragione, stona l’idea che Benedetto XVI osservava delle cose. Come stona il concetto di un Papa Francesco pronto all’ascolto. Papa Francesco ha costruito e promosso – legittimamente – il racconto del proprio pontificato, che comprende un progetto di rinnovamento della Chiesa e la via della misericordia, imprescindibile anche per Benedetto XVI. Undici anni dopo, però, possiamo vedere che quello di Francesco non è un pontificato di continuità.

Possiamo anche vedere come Benedetto XVI avesse ragione su molte cose nonostante le difficoltà. E la storia, un giorno, renderà giustizia.

(fonte: mondayvatican.com; traduzione: korazym.org)

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