Il card. Zen ai cattolici cinesi: se si fa l’accordo con la Cina, non dovete seguire il Papa

Il vescovo emerito di Hong Kong fa appello alla «coscienza» e richiama i «fratelli e le sorelle» della Repubblica Popolare a ignorare una possibile intesa tra Cina e Santa Sede approvata da papa Francesco.

[…] Come è noto, all’anziano porporato non piace il tipo di pax sino-vaticana che sembra prender forma nei contatti in corso tra funzionari cinesi e officiali vaticani, confermati anche da Papa Francesco. Così, rompendo ogni indugio, l’alto prelato salesiano incalza i cattolici cinesi a imboccare la via della dissociazione silenziosa anche rispetto a eventuali misure e prassi che fossero ufficialmente approvate dal Vescovo di Roma, come extrema ratio per dribblare le implicazioni di un possibile, futuro inizio di intesa tra Pechino e la Sede apostolica.

hong_kong_-_1024_-_zen_e_papa_s-e1452538214635L’appello è stato lanciato da Zen sul suo blog personale: «Fratelli e sorelle del Continente, dobbiamo farci onore!» , scrive il cardinale con tono perentorio, rivolto ai cattolici della Repubblica popolare cinese. Nelle prime righe, il porporato inquadra subito i suoi bersagli polemici: sono quelli «che stanno dalla parte del governo», e «gli opportunisti della Chiesa», i quali «sperano che la Santa Sede firmi un accordo per legittimare l’attuale situazione anomala». Costoro – sostiene Zen – negli ultimi tempi gridano che bisogna essere «pronti ad ascoltare il Papa», e obbedire «a tutto quello che lui dirà». Addirittura, gli stessi ipotizzano che il rifiuto di scelte approvate dal Papa potrebbe arrivare proprio da alcuni tra quelli che hanno sempre rivolto verso altri il rimprovero di scarsa fedeltà al Papato e alla Chiesa di Roma.

Davanti a questi nuovi scenari, Zen invita innanzitutto a «mantenere la calma», e poi dispensa ai fratelli e alle sorelle «continentali» linee guida e accorgimenti per affrontare questo momento delicato, in attesa di tempi migliori. Premette che nella Chiesa «l’autorità suprema è il Papa, Vicario di Cristo in terra». Ricorda che per tanti anni, soprattutto durante il pontificato di Papa Benedetto, lui stesso diceva a destra e a manca «che la Santa Sede non rappresenta il Papa». Ma certo, se un giorno tra la Cina e la Santa Sede «venisse firmato un accordo ufficiale– riconosce Zen -, allora sicuramente quell’accordo avrebbe l’approvazione del Papa». In tale eventuale circostanza – suggerisce in via preliminare il vescovo emerito di Hong Kong, delineando quale dev’essere il modus operandi – «Qualsiasi cosa viene approvata dal Papa, noi non la dobbiamo criticare». Va evitata ogni reazione che possa essere riconosciuta e additata come una critica diretta al Successore di Pietro. Ma «di certo» aggiunge subito Zen «in fin dei conti è la coscienza il criterio ultimo per giudicare del nostro comportamento. Quindi, se secondo la vostra coscienza il contenuto di qualsivoglia accordo è contrario al principio della nostra fede, non lo dovete seguire». Come base d’appoggio per l’evocata dissociazione rispetto a eventuali accordi tra la Cina e la Santa Sede approvati dal Papa, Zen chiama in causa – riproponendole in una libera sintesi, non collimante con il testo originale – le parole della Lettera di Papa Benedetto XVI ai cattolici cinesi (giugno 2007), dove si dichiara che i princìpi di autonomia, indipendenza, autogestione e amministrazione democratica della Chiesa, perseguìti dalla Associazione patriottica e dagli altri organismi “patriottici” ispirati dagli apparati politici cinesi, sono «inconciliabili» con la dottrina cattolica. «Voi» prescrive il cardinale ai “fratelli e sorelle del Continente” – «non dovete assolutamente mai aderire all’Associazione Patriottica». Nella parte finale del suo breve messaggio, l’anziano porporato pronostica un futuro catacombale per quelli che non vorranno accettare l’accordo tra Cina e Santa Sede, e a suo giudizio dovranno essere pronti a rinunciare alla pratica pubblica dei sacramenti e della vita ecclesiale che oggi connotano e alimentano la condizione ordinaria dei cattolici cinesi.

«Nel futuro» spiega Zen, equiparando gli effetti di un possibile accordo Cina-Vaticano alle condizioni vissute dai cristiani cinesi negli anni bui e cruenti della Rivoluzione Culturale «c’è da temere che non avrete più un posto pubblico per pregare, ma potrete pregare in casa; e anche se non ci fosse l’opportunità di ricevere i sacramenti, il Signore Gesù verrà ugualmente nel vostro cuore; e se anche non fosse più possibile fare il prete, potete anche tornare a casa a coltivare i campi. Il prete rimane prete per sempre». Il messaggio di Zen finisce con una rassicurazione: la “resistenza” da lui prospettata davanti all’eventuale accordo tra Pechino e la Sede apostolica potrebbe essere breve: «La Chiesa primitiva» scrive il cardinale nativo di Shanghai «ha dovuto aspettare 300 anni. Non penso che noi dovremo aspettare così a lungo. L’inverno sta per finire». […]

(Gianni Valente, La Stampa, 30-06-2016)

2 pensieri riguardo “Il card. Zen ai cattolici cinesi: se si fa l’accordo con la Cina, non dovete seguire il Papa

  1. Quel che si sa per certo è che la pax bergogliana – al netto di tanti sorrisi, abbracci e proclami internazionali e mondiali – puzza di zolfo lontano un chilometro.

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