In un’intervista all’emittente tv EWTN, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, grande accusatore di McCarrick, ribatte punto su punto alle accuse nei suoi confronti e alle “dimenticanze” del Rapporto appena uscito dalla Segreteria di Stato sulle coperture degli abusi dell’ex cardinale arcivescovo di Washington. «Sono citato 306 volte e non mi hanno neanche chiamato a testimoniare».
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Il Vaticano non ha detto tutto su Fatima. Parola di mons. Viganò.
La rivista online Corrispondenza Romana pubblica in italiano l’intervista che S. E. mons. Carlo Maria Viganò ha concesso al sito portoghese Dies Irae.
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Caso McCarrick, anche il Vaticano deve rendere conto
Un’indagine trasparente sul caso McCarrick è doverosa, ma siccome anche la Segreteria di Stato è pesantemente coinvolta, sarebbe necessaria una commissione indipendente composta da laici, diaconi, sacerdoti e vescovi per dare risposte adeguate alle domande che i fedeli si pongono.
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Gesù venduto per 30 denari. Benedetto XVI venduto per 17 milioni di euro.
Soldi del governo Monti al Gaslini (caro a Bagnasco) e al Bambin Gesù (caro a Bertone): così è arrivato l’assist del Vaticano. Fra Giuda, Bagnasco e Bertone, chi è il “migliore”? Giuda. Lui, almeno, si impiccò.
Gesù venduto per 30 denari. Benedetto XVI venduto per 17 milioni di euro.
I 30 MISERABILI DENARI DI BERTONE E BAGNASCO!!!
MONTI REGALA 17 MILIONI ALLE FONDAZIONI DI CUI SONO PRESIDENTI BAGNASCO E BERTONE
Nel maxiemendamento alla Legge di Stabilità approvato ultimamente al Senato è stato inserito uno stanziamento di 5 milioni di euro a favore della Fondazione Gaslini di Genova il cui presidente è il cardinale Angelo Bagnasco nonché un altro di 12 milioni di euro per l’ospedale Bambin Gesù di Roma a cui teneva molto il Cardinal Tarcisio Bertone. “È un primo passo che apprezziamo molto rispetto della funzione che l’ospedale Gaslini ha, non soltanto per la Liguria ma per l’Italia, per molte regioni lontane e oltre, nel Mediterraneo” ha detto il presidente della Fondazione Gaslini, cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, in occasione dell’inaugurazione della nuova Aula Magna dell’ospedale pediatrico del capoluogo ligure. “Veramente, ha concluso il porporato, è un gesto piccolo in sé ma significativo” e “speriamo che, poi, strada facendo, possa ampliarsi“. Anche il Card. Bertone ha molto apprezzato e il risultato di questi apprezzamenti che sono costati alle nostre tasche ben 17 milioni di euro si è visto con l’articolo apparso sull’Osservatore Romano che esprime grande apprezzamento per la “salita” in politica di Mario Monti nonostante abbia raddoppiato la povertà in Italia e aumentato a dismisura la disoccupazione.
M.V.
Chi ha incastrato Gotti Tedeschi?
Due vicende avrebbero, in particolare, determinato la rottura. Da un lato, la contrarietà di Gotti Tedeschi alle modifiche apportate nello scorso gennaio alla legge antiriciclaggio approvata nell’aprile 2011, considerate un passo indietro in ordine alla trasparenza finanziaria del Vaticano, alla quale il presidente dello IOR si era dedicato con grande impegno, insieme al responsabile dell’Autorità di vigilanza (Aif), il card. Attilio Nicora. In secondo luogo, il parere negativo espresso dallo stesso banchiere nei confronti del faraonico progetto bertoniano volto a rilevare, proprio tramite lo IOR, il San Raffaele di Milano, integrandolo all’interno di un grande polo sanitario a guida vaticana. A ciò si unisca un’incompatibilità caratteriale che ha via via logorato il rapporto tra i due.
Sono riusciti a far dimettere Gotti Tedeschi. A quando le dimissioni di Bertone?
di Francesco Colafemmina
La notizia viene battuta in questi istanti dalle agenzie di stampa: l’integerrimo e tenace Ettore Gotti Tedeschi lascia lo IOR. Stando alla Reuters sarebbe stato addirittura sfiduciato dal consiglio di sovrintendenza (su mandato di chi?). Colui che, in accordo con il Pontefice, ha cercato di portare pulizia e trasparenza nella banca del Vaticano, dopo decenni di ombre e sporcizia diffusa, va via probabilmente esacerbato da pressioni e diffidenze. Secondo alcuni dietro le dimissioni di Gotti Tedeschi ci sarebbero i contrasti crescenti con il Cardinal Bertone in merito al tentativo di acquisizione del San Raffaele e alle nuove norme per la trasparenza finanziaria. Come non credere a tali fonti, tenendo conto della gestione approssimativa, casereccia e nepotistica di quest’ultimo, emersa anche recentemente dai documenti resi noti in “Santo Padre” di Nuzzi, ovvero l’esatto contrario dei criteri gestionali portati avanti con lucidità dall’ormai ex presidente dello IOR?
Mentre tanti cattolici si stracciano le vesti per la pubblicazione di alcuni documenti riservati della Santa Sede continuando a non voler guardare criticamente i fatti, i soliti noti fanno il bello e il cattivo tempo in Vaticano. Ma la Chiesa non è proprietà dei singoli, bensì bene comune dei cattolici. E se marchiane storture vi si verificano, dovrebbe essere corale la domanda…: a quando le dimissioni del Segretario di Stato?
Che cos’è “l’effetto Formigoni” in Vaticano?
Nel cuore di Bertone, e nei posti chiave della Santa Sede, si fanno largo i focolarini.
Compagni vescovi, c’è Politica e politica!
di Riccardo Facchini, da Campari e de Maistre (29/09/2011)
Non nascondiamoci dietro un dito: le frasi pronunciate il 26 settembre dal cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Cei, erano chiaramente indirizzate a Silvio Berlusconi. Per carità, il discorso presentava molte sfumature, molti se, molti però… ma sarebbe impossibile negare che le critiche verso i “comportamenti difficilmente compatibili con (…) il decoro delle istituzioni e della vita pubblica” fossero rivolte al Premier.
Detto questo, sarebbe il caso ora di analizzare non tanto il merito della prolusione di Sua Eminenza, quanto il metodo. Che i vescovi dicano, in sostanza, che non bisogna fare i donnaioli altrimenti sono guai per la nostra anima e che un governante santo è meglio di uno che si gode la vita, è cosa buona e giusta. Anzi, magari assistessimo a tale zelo pastorale nelle diocesi italiane. Il “problema” è che la presa di posizione della Cei stona fortemente con la storia delle recenti relazioni politiche tra Stato italiano e Chiesa – improntate a una sorta di entente cordiale di matrice ruiniana – ed è quindi lecito chiedersi il perché di questo intervento a gamba tesa sul governo in carica.
Non è un mistero che, prima la Segreteria di Stato, e ora la Cei, stiano già lavorano per il post-Berlusconi. E che nei desideri di molti nostalgici prelati si stia riaffacciando l’idea di un’altra Dc, di un nuovo contenitore cattolico orientato in particolare verso il mondo dei movimenti.
L’intento è nobile, anzi nobilissimo. Ma siamo sicuri che le Acli, l’Azione Cattolica, i Neocatecumenali e compagnia schitarrante siano in grado di creare una classe politica capace di portare avanti le vere battaglie che attendono la Chiesa nel XXI secolo?
Giungiamo così al secondo punto: molti dei nostri cari vescovi stanno cedendo – anzi, hanno ceduto da anni – alla tentazione di fare politica nel senso più deteriore del termine. I loro discorsi trasudano un’impostazione sociologica, pauperista, orizzontalista: nulla sembra distinguerli da un D’Alema qualsiasi. Dov’è finita quella “cura d’anime” che dovrebbe essere lo scopo primo dei pastori cattolici? Tranne che in rari momenti, sembra quasi si dimentichino che le loro “ingerenze” nella politica italiana dovrebbero in primis essere indirizzate verso la tutela di quei “valori non negoziabili” più e più volte richiamati dal Pontefice. Come ricordato dal Foglio, “C’è chi ha notato che Bagnasco nella prolusione non ha mai parlato di princìpi non negoziabili. Come se le grandi battaglie antropologiche venissero dopo l’urgenza, pur legittima, del richiamo “al senso comune del decoro”.
Onestamente, da cattolico, poco mi interessa se l’episcopato se ne esce con qualche dichiarazione sulla (seppur importante) politica economica del Paese o sul rispetto della nostra vetusta costituzione. È roba utile solo per far scrivere qualche noioso pezzo ai quotidiani. Come detto, le battaglie, vecchie e nuove, che attendono la Chiesa nel XXI secolo sono ben altre e si chiamano eutanasia, clonazione, aborto, difesa della famiglia naturale. Lasciate il resto a quei (pochi) politici veramente cattolici presenti in Parlamento e, soprattutto, pensate a creare una nuova classe politica colta, preparata e senza troppi tamburelli in mano.
Solo allora potrò comprendere e accettare un attacco a chi, con mille difetti e forse senza neanche rendersene conto, ha arginato la deriva laicista in Italia. Fino a quel momento, finché non vi sarà una valida alternativa, le sparate dell’ italico episcopato serviranno solamente a far parlare i laiconi nostrani di etica e morale.
E, sebbene mi diverti un casino sentirli chiedere l’intervento del Papa Re e augurarsi un Berlusconi a Canossa, come risultato non mi pare affatto sufficiente.
Il cardinale Scola nuovo presidente del Toniolo. Bertone in lutto.
di Sandro Magister, da Settimo Cielo (22/03/2012)
Proprio mentre a Milano, nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è in corso dal 21 al 23 marzo un convegno su Giuseppe Toniolo, l’economista e sociologo veneto di cui è prossima la beatificazione, l’Istituto che da lui prende nome e che sovrintende all’università ha dato notizia che il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, è il nuovo presidente dell’istituto stesso.
Il cardinale Dionigi Tettamanzi, che l’ha preceduto nella carica, ha ceduto il passo a Scola anticipando di sua volontà la scadenza naturale del mandato, prevista per il dicembre 2012. Continua comunque a far parte del comitato permanente dell’Istituto.
Il cardinale Scola ha espresso a Tettamanzi “la gratitudine più convinta e l’ammirazione motivata per l’opera di risanamento e di rilancio delle iniziative rivolte ai giovani, che egli in questi anni ha promosso, sempre cercando il massimo della convergenza e l’interesse unico dell’Università cattolica del Sacro Cuore, così legata alla Santa Sede, al ministero e alla persona del papa, e alla comunione delle Chiese che sono in Italia”.
Si è chiusa così, con la disfatta del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, la campagna da questi condotta per la conquista del Toniolo.
Una campagna culminata un anno fa con il velleitario atto di deposizione di Tettamanzi dalla carica di presidente inviatogli da Bertone per posta e per fax, il 24 marzo 2011, accampando un avallo del papa che poi sì rivelò inesistente.