Lungi dall’essere un illecito, ragionare sul futuro conclave appartiene alla fisiologia di ogni tramonto di pontificato.
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Chiese dormitorio, tentazione “business” per Sant’Egidio
Sant’Egidio festeggia i 50 anni di attività, ma al di là dei meriti caritativi restano le riserve su come utilizzi le chiese per scopi profani con la scusa dei poveri. Prima i pranzi, ora, complice l’emergenza freddo, trasforma una chiesa in dormitorio e chiede i fondi al Comune di Roma. Un abuso che potrebbe diffondere un incontrollato business dell’accoglienza utilizzando le chiese, che invece sono “porzioni di terra santa”.
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Giornata dei poveri, i preti di Bologna: aiuto ai veri poveri
L’arcivescovo Zuppi lancia l’iniziativa Ospita a pranzo uno straniero. Ma aderiscono solo 20 preti su 90: “Che senso ha accogliere un islamico in una chiesa?”.
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Pranzo in San Petronio, è solo la punta dell’iceberg
Mentre la polemica sul pranzo nella Basilica di San Petronio a Bologna tiene ancora banco, viene documentato un altro clamoroso caso di profanazione, questa volta in Spagna, nel contesto della battaglia politica per l’indipendenza della Catalogna da Madrid. Domenica nella chiesa di Vila-rodona, diocesi di Tarragona, gremita di fedeli, si è svolta una strana liturgia (il prete è vestito con i paramenti sacri) in cui preghiere e canti hanno accompagnato lo spoglio delle schede che avveniva proprio davanti all’altare.
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Come manipolare e stravolgere il Vangelo
Come la “neochiesa” stravolge La parola di Cristo. Riuscendo a capovolgere il senso di una parabola evangelica in 4 mosse, secondo il modello della finestra di Overton, per far dire a Gesù il contrario di quel che Egli ha detto.
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Pranzo in Basilica, i buchi di Tornielli
Giustificare il pranzo in San Petronio citando tre Padri della Chiesa dà l’idea del processo di paganizzazione in atto, con il ripescaggio di episodi dell’antichità per ripristinare usi che la tradizione della Chiesa ha respinto.
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Chiese-ostello e applausi del mondo
Una chiesa trasformata in dormitorio per i senzatetto. L’assistenza è opera sacrosanta, ma perché preti, frati, suore e laici appartenenti a movimenti ecclesiali, che gestiscono conventi e case di accoglienza sono più inclini a trasformare in dormitorio la casa di Dio anziché la propria? Così si passa dall’annuncio della fede all’esibizionismo della carità.
Elezioni, quel connubio improprio tra Monti e Chiesa
di Sandro Magister (19/02/2013)
L’operazione capeggiata da Mario Monti è stata una delle nuove offerte politiche di questa campagna elettorale. Ma nuovo è stato anche il modo con cui il premier uscente si è collegato con la Chiesa. Nuovo e strano.
La novità sta nel fatto che proprio mentre la gerarchia della Chiesa si ritraeva dalla mischia politica e rinunciava a scommettere sull’uno o sull’altro dei partiti in lizza, lui, Monti, si è mosso nella direzione contraria. Non solo in poco più di un anno è riuscito a incontrare il papa ben otto volte, l’ultima sabato scorso, polverizzando ogni record. Soprattutto ha voluto accanto a sé come ispiratore, stratega e selezionatore di candidati il fondatore e leader di un’associazione religiosa di primissimo piano, Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio, con i suoi fedelissimi in Vaticano e fuori. “È il mio polo magnetico”, ha detto di lui qualche giorno fa a Napoli, mentre si faceva accompagnare in visita pastorale nella “Casa di Tonia” e in altre opere assistenziali promosse dalla Comunità.
La stranezza sta nel fatto che se il calcolo di Monti era di attrarre la Chiesa dalla sua parte e con la Chiesa i grandi numeri del voto cattolico, l’effetto è parso essere opposto. Il momento magico di fine dicembre, quando “L’Osservatore Romano” uscì con un articolo del suo notista politico Marco Bellizi inneggiante a Monti, alla sua “politica alta” e al “successo” che gli si prevedeva, ha lasciato rapidamente il passo al ritiro di qualsiasi benedizione vera o immaginaria alla sua lista, da parte della gerarchia.
In Vaticano, quell’articolo scatenò le ire del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, che né l’aveva visto in anticipo né tanto meno autorizzato. Fu un’idea solitaria del direttore del giornale, Giovanni Maria Vian, che in un’intervista a formiche.net non ha nascosto la sua prossimità a Riccardi: “Per me è un amico da oltre un quarantennio, oltre a essere uno studioso che stimo”. Sta di fatto che da quel giorno, per ordine superiore, “L’Osservatore Romano” non ha più dedicato una riga agli sviluppi della campagna elettorale in Italia. E un parallelo richiamo all’ordine c’è stato per l’altro giornale cattolico, “Avvenire”, di proprietà della conferenza episcopale italiana. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, ha ingiunto al direttore del giornale Marco Tarquinio di raffreddare i suoi bollori a favore di Monti e del suo alleato Pierferdinando Casini.
Ai vertici della CEI l’accoppiata elettorale tra Monti e Casini ricorda un’altra accoppiata dall’esito più che infausto: quella del 1994 tra Mario Segni, presunto “uomo nuovo” dell’epoca, e Mino Martinazzoli, ultimo erede di quello che era stato il grande partito della Democrazia cristiana. Allora la sconfitta fu su tutta la linea, anche per i vescovi che vi avevano tutto puntato. E oggi la CEI non vuole certo infilarsi in un altro fallimento, tanto più architettato da un leader cattolico come Riccardi, del quale diffida.
Il fondatore di Sant’Egidio entrò in politica nell’autunno del 2011 come ministro del neonato governo “tecnico” di Monti non perché raccomandato dai cardinali Bagnasco o Bertone, ma solo perché chiamato dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano, al quale era legatissimo. Anche Napolitano ha avuto frequenti e felici incontri con Benedetto XVI, ma alla CEI non gli perdonano la firma che egli negò nel 2009 al decreto del governo di Silvio Berlusconi che avrebbe impedito di infliggere la morte a Eluana Englaro. Su eutanasia, aborto, matrimoni omosessuali e altre questioni “non negoziabili” ieri il cardinale Camillo Ruini e oggi il cardinale Bagnasco hanno impegnato una vera e propria battaglia di civiltà. Ma queste sono anche le questioni sulle quali Monti ha idee piuttosto distanti da quelle della Chiesa, e lascia ai suoi libertà di coscienza. Cioè se ne lava le mani. Esattamente come il suo consigliere Riccardi, che dai principi “non negoziabili” si è sempre tenuto alla larga, ritenendoli un ostacolo al pieno di consensi a cui ambisce, non per la Chiesa ma per sé, per il suo futuro di ministro o di sindaco di Roma.
Cristianesimo Cattolico: Gli ambigui sponsor di Mario Monti
di Danilo Quinto (20/02013)
Quanto vale l’incontro di commiato, di amicizia speciale, tra Benedetto XVI e Mario Monti? Dal punto di vista economico, è come se la Lista Civica di cui il Presidente del Consiglio è leader, avesse risparmiato qualche milione di euro di spot televisivi. Rispetto ai…
Unioni gay: mons. Paglia in contrasto con la Dottrina della Fede
Il quotidiano “Avvenire” in prima pagina ha stemperato i toni, ma il resto della stampa nazionale ha colto subito la portata delle dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, mons. Vincenzo Paglia: a suo giudizio, “è bene” che per “l’arcipelago delle convivenze non familiari” si cerchino “soluzioni patrimoniali e nel diritto privato” per “nulla togliere all’uguale dignità di ogni essere umano”. Lo ha detto, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la presentazione degli Atti della Giornata Mondiale delle Famiglie, svoltasi lo scorso giugno a Milano. Mons. Paglia ha precisato come per matrimonio debba intendersi solo “quello tra un uomo e una donna”. Ma poi ha auspicato che vengano cancellate le discriminazioni anche negli oltre 20 Paesi ove l’omosessualità è ad oggi un reato. Un invito a nozze per la stampa laicista, che difatti si è scatenata, parlando di “prima apertura nella Chiesa” ai “diritti per le coppie gay”. In effetti, sono affermazioni che contrastano frontalmente quanto contenuto nel documento emanato il 3 giugno 2003 con l’approvazione del Santo Padre, Giovanni Paolo II, documento dal titolo “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”, scritto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, di cui era Prefetto all’epoca il Card. Joseph Ratzinger. In quel testo si ritiene che non esista “fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale”. Il che non esclude che chi abbia queste tendenze debba essere accolto “con rispetto, compassione, delicatezza”. Ma non si parla minimamente di riconoscimenti nel “diritto privato”. Anzi: a chi pensi di legittimare le convivenze gay è “doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente ingiuste, nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo” (M.F.).