Prima antimoderno, poi dialogante col modernismo, infine “pentito” dei suoi errori. Di certo c’è che ha contribuito alla secolarizzazione della Chiesa. Il 50esimo anniversario della morte permette di considerare quanto sia relegato a un’epoca trascorsa il filosofo Jacques Maritain, che pure ha entusiasmato molti nell’epoca conciliare.
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L’uomo al posto di Dio. Così la salvezza è diventata un diritto da rivendicare
Nostro Signore nel suo Vangelo e tutta la Rivelazione divina indicano una realtà che è sempre stata difficile da capire, e ancor di più nella situazione attuale: la Salvezza è offerta a tutti, ma non tutti la accolgono.
Continua a leggere “L’uomo al posto di Dio. Così la salvezza è diventata un diritto da rivendicare”Non solo il Padre nostro, il personalismo liturgico divide
Si stanno facendo troppi cambiamenti nella Chiesa che disorientano e angosciano. Lo vediamo nella modifica del Padre Nostro, ma anche a messa. Ognuno si comporta come meglio crede. Invece l’unità del rito esprime l’unità della Chiesa.
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Si vuole cambiare il Padre Nostro per cambiare il senso della Liturgia
Non diremo nulla di nostro (neppure la cover che ci è stata gentilmente girata), ma vi lasceremo esaminare le riflessioni di Sacerdoti liturgisti, partendo con questa premessa, il cui testo integrale troverete qui: Quanto sta accadendo fu già denunciato da Leone XIII prima, da Pio XII e da Benedetto XVI poi come “archeologismo esegetico della Scrittura” nel Documento Verbum Domini, dove leggiamo: “San Girolamo ricorda che non possiamo mai da soli leggere la Scrittura. Troviamo troppe porte chiuse e scivoliamo facilmente nell’errore… Un’autentica interpretazione della Bibbia deve essere sempre in armonica concordanza con la fede della Chiesa cattolica. Così san Girolamo si rivolgeva ad un sacerdote: «Rimani fermamente attaccato alla dottrina tradizionale che ti è stata insegnata, affinché tu possa esortare secondo la sana dottrina e confutare coloro che la contraddicono».” (n.30)
Per chi volesse, qui troverete il testo integrale di san Tommaso d’Aquino, una Lectio…
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Vita e famiglia, ma senza Dio. L’occasione persa da Cuba
A Cuba è in atto una consultazione popolare su un progetto di riforma costituzionale in vista della redazione di una nuova Carta che sarà sottoposta poi a referendum popolare. Anche i vescovi cattolici sono intervenuti con un documento. Su vita e famiglia ci sono definizioni apprezzabili, ma manca ogni riferimento a Dio. Un’occasione sprecata.
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I preti moderni? Egocentrici fenomeni da baraccone
Due episodi di personalismi clericali che scandalizzano i fedeli e mostrano come il protagonismo di certi sacerdoti finisca per trasformare il culto in spettacolo e arbitrio. Ad Ancona il parroco vieta la Comunione in bocca nonostante non gli sia consentito perché la liturgia non è di proprietà; a Vicenza il nuovo parroco fa il simpaticone a suon di battute durante la messa. E i giornali dicono che riempie le chiese. Ma trasmetterà anche Gesù o solo il suo ego?
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La Tradizione è realista, il modernismo è ideologico
Editoriale di “Radicati nella fede” n° 12 dicembre 2012
Il Modernismo è ideologico, la Tradizione, questa no, è realista.
È il Modernismo che partendo da concetti astratti, assunti dalla cultura imperante, ha preteso di trasformare il pensiero e la vita cattolica. Partendo dalla filosofia moderna, dall’Idealismo, dal Personalismo e dalla psicologia ideologica della modernità, ha voluto disgraziatamente adattare le verità di fede e la vita concreta dei cristiani: così facendo ha distrutto tutto, ha reso prima falsa e poi impossibile e inutile la vita cristiana.
Nasce tutto, nel Modernismo, dall’ideologia: si prendono acriticamente per buone le elucubrazioni dei pensatori atei e agnostici contemporanei e si vuole obbligare il pensiero cattolico ad adattarvisi, per non restare “fuori dalla storia”. È un continuo volersi mettere al passo con i tempi, perché il cristianesimo non resti vecchio. È l’ideologia: non è la realtà che comanda, ma le idee degli intellettuali.
La Tradizione parte invece dalla realtà.
La realtà di Dio che si rivela, che si fa conoscere, e la realtà dell’uomo, povero peccatore, che ha bisogno di una salvezza che non può darsi da sé. Sono il realismo e la semplicità cristiana. Quando uno accosta il mondo della Tradizione cattolica sente la bellezza di questa semplicità, di questo realismo. L’uomo semplice di cuore, non rovinato dall’orgoglio degli intellettuali da salotto, gusta questo realismo semplice che gli rende possibile affrontare l’esistenza e agire con efficacia. Sente che tutto torna chiaro nella vita.
L’orgoglio fa sragionare l’uomo; gli fa complicare la semplicità di Dio e gli fa perdere la via della salvezza. L’orgoglio, la superbia dell’intelligenza e del cuore, gli impedisce di ragionare, e gli fa complicare tutto… e “il Signore ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore”.
Occorre però vigilare sempre.
Anche nella Tradizione può “rientrare” questa superbia che rovina tutto. La Tradizione va vissuta con semplicità e non con orgoglio. Tutto in essa va vissuto con un deciso realismo: la Messa di sempre va celebrata e assistita perché salva il mondo dall’abisso, non va vissuta invece come pura dimostrazione “politica” di una propria posizione contro la modernità. Un pellegrinaggio, vissuto tradizionalmente con la Messa di sempre, va fatto non come dimostrazione di forza, per far vedere che i conservatori sono più bravi dei modernisti nel fare queste cose, ma come urgente domanda di perdono e di grazia fatta al Signore per l’intercessione della Beata Vergine Maria e dei Santi. Così, ad esempio, abbiamo voluto vivere il secondo pellegrinaggio ad Oropa, che fa parte della grande novena di nove anni in attesa del centenario dell’Incoronazione della Madonna.
È questione di vita o di morte: se si cade nell’inganno dell’ideologia, si porta la Tradizione su un binario morto. Si faranno, qua e là, delle manifestazioni tradizionali, forse anche solenni, ma queste non toccheranno i cuori, non comunicheranno veramente la grazia, non cambieranno la vita. Noi vogliamo restare dentro quel popolo semplice e grande che da secoli sta in ginocchio di fronte al Signore, sentendosi bisognoso di tutto. Un popolo umile, perché fatto di anime che domandano veramente perdono per i loro peccati. Un popolo coraggiosamente deciso, perché sulle verità di fede, sulla forma della Messa tradizionale, sulla dottrina cattolica non cede nemmeno di una virgola, perché queste sono date dal Signore per la nostra salvezza e non sono nostra proprietà.
L’intellettuale invece, che per conservatorismo, ama la Messa tradizionale, da un lato vuole momenti pubblici per affermare il suo gusto dell’antico, e nello stesso tempo diventa debole nella battaglia contro l’eresia per paura di restare escluso dal consesso pubblico di oggi o, peggio ancora, dalla vita pubblica della Chiesa: viene a patti con l’errore o le ambiguità della Chiesa ammodernata per il bisogno umano di vincere nel tempo – non si fida del Signore e vuole assicurarsi una vittoria che è tutta umana. Dobbiamo pregare molto, dobbiamo assistere molto alla Messa della Tradizione, se possibile quotidianamente, dobbiamo frequentare i Sacramenti, dobbiamo amare la dottrina cattolica, per restare realisticamente e umilmente attaccati al Signore. E il Signore darà la grazia, anche dopo la notte più oscura, anche dopo la più tremenda crisi della Chiesa.
Che la Beata Vergine ci conservi un cuore puro, e ci liberi dall’orgoglio intellettuale. Così sarà veramente Natale.