Sull’accesso alla Comunione il dibattito più caldo

di Matteo Matzuzzi

La questione dei divorziati risposati ha tenuto banco negli ultimi due giorni, con un dibattito che s’è fatto via via più «partecipato, appassionato e coinvolgente». Che sul tema non ci sia un’uniformità di vedute lo ha confermato padre Lombardi durante l’apertura del briefing quotidiano: «C’è una linea che sostiene con molta decisione che se il legame è valido non è ammissibile il riaccostamento dei divorziati risposati e c’è una linea che invece chiede di venire incontro alle diverse situazioni specifiche, ipotizzando l’accesso all’Eucaristia».

b50139f763Impossibile fare oggi la conta, ha aggiunto il portavoce vaticano, benché nella Relatio Synodi sarà chiaro l’orientamento prevalente. Come la pensi il Papa, l’ha rivelato il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi: «Salvare la dottrina, ma partire dalle singole persone e dalle loro concrete situazioni di necessità e sofferenze». Il percorso potrebbe portare i vescovi diocesani, «o un gruppo di vescovi», a decidere caso per caso, aprendo quindi al riaccostamento alla comunione dei divorziati risposati. La pastorale, è stato aggiunto, dovrà essere «colma di misericordia, non repressiva».

Molto consenso, invece, ha riscosso la proposta di rendere più semplici le procedure di nullità matrimoniale, proposta avanzata tempo fa anche dal cardinale Angelo Scola in un saggio pubblicato su Communio e che trova come principale oppositore l’attuale prefetto della Segnatura apostolica, il cardinale Raymond Leo Burke, che ieri in un’intervista alla Radio Vaticana ha confermato la propria contrarietà a tale ipotesi: «Perché per una cosa così importante, ovvero la validità del matrimonio – che tocca anche la salvezza dell’anima – la Chiesa vuole che un primo giudizio sia confermato in seconda istanza».

In apertura di congregazione, ieri mattina, si è toccato il tema della contraccezione, con il presidente delegato, il cardinale André Vingt-Trois, che ha ribadito il valore attuale della dottrina cattolica sulla contraccezione in un mondo «sempre più secolarizzato». Il fatto è che, ha notato l’arcivescovo di Parigi, «molte coppie oggi hanno perso il senso del peccato nell’uso dei metodi contraccettivi, vietati dal magistero della Chiesa: non si confessano e si accostano alla Comunione». Tanti, ha proseguito il porporato francese, «fanno fatica a comprendere la differenza tra i metodi naturali di regolamentazione della fertilità e la contraccezione».

Considerazioni, quelle di Vingt-Trois, che hanno trovato spazio nel dibattito, visto che «è stato sottolineato l’impatto negativo della contraccezione sulla società, che ha comportato l’abbassamento della natalità. Di fronte a tale scenario, i cattolici non devono restare in silenzio, bensì devono portare un messaggio di speranza: i bambini sono importanti, donano vita e gioia ai loro genitori e rafforzano la fede e le pratiche religiose».

Chiusura netta, invece, sulle unioni tra persone dello stesso sesso. Del tema, ha chiarito padre Lombardi, se ne è parlato «molto poco», e comunque è stato ribadito con forza che «il matrimonio è solo tra un uomo e una donna». Nessuna possibilità neppure per qualche forma di benedizione a quel tipo d’unione, ha chiarito il cardinale Coccopalmerio: «Rispetto sì, ma non accettazione».

Con ieri pomeriggio, stando a quanto fatto sapere da padre Lombardi, dovrebbero essersi conclusi gli interventi dei padri sinodali in discussione generale.

© La Nuova Bussola Quotidiana (10/10/2014)

Menzogne e confusione sul matrimonio, sul divorzio e sui sacramenti

cristianesimocattolico:

Nonostante le smentite, nonostante tutto, questa dottrina è larvatamente penetrata attraverso le deboli difese dei presunti fedeli, e ciò spiega a iosa la tiepidezza, l’indulgenza, la sufficienza dimostrata verso i Comandamenti, la Liturgia, i divini Precetti invariabili e il peccato originale. Così, si capisce la fiducia beota e corrotta dei sedicenti cattolici, che compatiscono i tradizionalisti.

di Piero Nicola (11/01/2014)

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Sentire esaltare la tolleranza, la comprensione condiscendente, che sarebbe dovuta dai sacerdoti ai pubblici peccatori pervicaci, e sentir lodare il conferimento dei Sacramenti ai divorziati, ai notori concubini, fa cadere le braccia. Non è cattolica l’omissione della debita condanna dell’errore, tanto più di quello palesemente colpevole; non è cattolico ammettere nel gregge, con ogni diritto, il peccatore manifesto che non intende riparare alla colpa commessa; non è cattolico transigere in questa materia grave, dando anche scandalo.

Sento già controbattere, con studiosa ragionevolezza, che le virtù della prudenza, della misericordia, della carità, rendono incompatibili le condanne, le discriminazioni, perché tali virtù hanno il primato, perché Dio è sempre amore e i suoi servitori autentici sono caritatevoli. Essi sono immunizzati dallo zelo amaro e alieni da ogni zelo di contrapposizione dell’uomo all’uomo.

Nossignori! Ammesso che alcuni dei discordanti siano a posto con il proprio foro interiore, che non abbiano l’intelletto offuscato dagli attaccamenti terreni a persone e a cose, essi si comportano come quelli che fanno pace col diavolo, o coi suoi agenti, o con i suoi artifici mortiferi; il che è lo stesso. Essi purtroppo hanno perduto la bussola. Nella migliore delle ipotesi, scambiano l’eccezione con la regola. Non c’è dubbio che smarrisca l’orientamento chi contrasta la luminosa Legge divina. Certamente resta privo di sano discernimento chi nasconda che Dio è nondimeno giusto, che Gesù all’occorrenza giudicò severamente e che verrà a giudicare separando i buoni dai molti cattivi, come sta scritto. Egli previde il terrificante castigo dell’incredula Gerusalemme, e non solo. Il Nuovo e il Vecchio Testamento vanno citati dall’a alla zeta, e non soltanto i loro luoghi a nostro conforto.

L’unica logica che si addice a codesti accomodanti menerebbe a un paradosso – in quanto tale, altresì campato in aria. Soltanto un’ignoranza invincibile e una buona fede vittoriosa garantirebbero l’assoluzione e la salvezza (caso eccezionale) degli impenitenti. Quindi, la nuova missione cristiana dovrebbe consistere nel mantenere, meglio: nel produrre l’ignoranza dottrinale, suscitando la bontà meritevole con l’esempio della propria bontà di preti e di laici. Infatti, abolita l’opera del proselitismo, ossia l’adoprarsi per convertire cercando di persuadere mediante la parola, dunque accusando l’errore, non resta che mostrare le altre (supposte) virtù cristiane imitabili, blandendo la suscettibilità, evitando di contraddire.

Però, non è questa la missione ordinata dal Signore, il quale prescrisse a chiare lettere di predicare il Vangelo. Egli volle che si facesse questo sforzo, che si corresse il rischio di essere respinti e perseguitati, e il rischio che l’errante si rendesse colpevole del rifiuto. “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc. 16, 15-16). È impossibile arzigogolare su questa sentenza tanto da mutarne il senso. Anche su di essa, e consimili, la Chiesa ha costruito punti essenziali del Catechismo. Oppure la Scrittura è diventata una cosa tutta soggetta alle varie interpretazioni, e la Chiesa che la interpretò prese abbaglio traendo i dogmi dalla Scrittura e dalla Tradizione? Essa ingannò le genti dichiarandoli per sempre valevoli?

Disgraziatamente, molti che non si azzardano a mettere in dubbio i dogmi, poi ragionano e si comportano come se lo facessero. Inciampano nell’evoluzionismo; invocano, fuori luogo, la ragione dei mutamenti mondani: quando è immutabile la norma da applicare.

Ed ecco un’ulteriore soluzione che quadrerebbe il cerchio. Poiché risulta evidente che, più di prima, questa chiesa con la sua condotta di grande rispetto amorevole per chiunque e con le sue preci non smuove né infedeli, né eretici, né peccatori inveterati, è ciò in barba alla dottrina, non nuova, secondo cui Dio li aspetta, non fa proselitismo, secondo cui il Signore chiama tutti, li cerca, attende i lontani, mentre la missione cristiana accende la fiamma condivisa e indolore che riscalda l’anima; poiché – dicevo – l’effetto reale e visibile è nullo (e non si obietti che non bisogna giudicare, che gli intimi riscatti sono insondabili, perché Gesù vieta il giudizio cattivo, ma insegna che si può e si deve giudicare l’albero dai frutti che dà), da un bel po’ si è inventata l’universa salvezza dei cristiani anonimi (l’intero genere umano): tutti riscattati da Cristo, tutti infine salvati. Ma, a prescindere dal fatto che questa dottrina fa a pugni con quella tradizionale (donde la necessità, per i novatori, di superare il dogma e affidarsi all’evoluzione dello spirito), la Chiesa diventerebbe un mero strumento di miglioramento, cessando di essere mezzo di salute eterna. Difatti, qualsiasi religione sarebbe via idonea per avvicinarsi a Dio.

Nonostante le smentite, nonostante tutto, questa dottrina è larvatamente penetrata attraverso le deboli difese dei presunti fedeli, e ciò spiega a iosa la tiepidezza, l’indulgenza, la sufficienza dimostrata verso i Comandamenti, la Liturgia, i divini Precetti invariabili e il peccato originale. Così, si capisce la fiducia beota e corrotta dei sedicenti cattolici, che compatiscono i tradizionalisti.

Ma lasciamo gli svariati abusi del mandato prescritto da Gesù ai suoi seguaci di ogni tempo per la diffusione della salvezza – Gli errori si concatenano fatalmente e non finiscono qui – Restringiamoci nel campo della iniziale, esemplificativa questione del matrimonio.

“Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: ‘Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne? […] Quello dunque che Dio ha congiunto l’uomo non lo separi […] Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così […] Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra, commette adulterio” (Mt. 19, 4-9).

San Marco evangelista dice le stesse cose (Mc. 10, 6-9).

“Chiunque ripudia sua moglie […] la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata commette adulterio” (Mt. 5, 32).

“Se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio” (Mc. 10, 12).

San Luca evangelista riporta frasi equivalenti (Lc. 16, 18).

Catechismo:

Il matrimonio è un sacramento, istituito da Nostro Signore Gesù Cristo, che stabilisce una santa e indissolubile unione tra l’uomo e la donna, e dà loro la grazia di amarsi a vicenda santamente e di allevare cristianamente i figlioli. – Fu istituito da Dio stesso nel Paradiso terrestre. – Non si può sciogliere se non per la morte di uno dei due sposi. – Fra i cristiani non vi può essere vero matrimonio che non sia sacramento. – Obbligo di custodire inviolata la fedeltà coniugale. – Soltanto la Chiesa ha la potestà di stabilire impedimenti e di giudicare la validità del matrimonio. – Il vincolo del matrimonio non può essere sciolto dall’autorità civile. – Il matrimonio civile non è vero matrimonio. – I coniugi che convivono col solo matrimonio civile sono in stato di peccato mortale.

Dopodiché, quali obiezioni? Chi ciò contraddice, impugna la divina Volontà.

© RISCOSSA CRISTIANA