Abusi (omo)sessuali, l’ostinata cattiva diagnosi del Vaticano

Come un raggio laser focalizzato su un singolo tumore, il Vaticano ha ostinatamente insistito sul fatto che l’abuso sessuale dei minori da parte del clero è un problema a sé stante, ed è stato l’unico argomento in discussione al vertice sugli abusi di questa settimana. Ma è proprio la giusta strada? Se lo chiede Mary Rice Hasson in quest’articolo sottostante nella traduzione di Sabino Paciolla.

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Evangelizzazione, Koch e Lombardi revocano il mandato di Gesù

Il cardinale Koch afferma che gli ebrei non si devono convertire. E neanche gli islamici, aggiunge padre Lombardi. Ma allora, chi è Gesù Cristo per noi? Se davvero è il Salvatore, venuto per ogni uomo e ogni donna, non è possibile non annunciarlo. Come ha ribadito nel 1990 san Giovanni Paolo II.

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Paolo VI e le suore violentate in Congo. Ciò che quel papa non disse mai

Che Paolo VI abbia dato il permesso alle suore del Congo di prendere la pillola anticoncezionale non risulta per niente.

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Il “Crocifisso comunista”, le strane tesi di padre Lombardi

La notizia che ha fatto più tendenza, nel viaggio di Papa Francesco in Bolivia, è il “crocefisso comunista” di Evo Morales.

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Chiesa e reato di opinione (ortodossa)

di Marco Tosatti

Se è vera – come sarà certamente vera – la dichiarazione di padre Federico Lombardi al New York Times sulla “decapitazione” di mons. Rogelio Livieres vescovo di Ciudad Del Este in Paraguay non è possibile non sottolineare alcune perplessità.

mons_rogelioNei giorni e nei mesi scorsi era stato fatto capire all’informazione che il problema centrale era dato dall’incardinamento nella diocesi di un sacerdote che negli Stati Uniti, nei decenni precedenti, avrebbe avuto problemi di comportamento omosessuale troppo “espansivo” verso allievi del seminario. Per cui anche se a Ciudad Del Este niente del genere era accaduto, il vescovo avrebbe dovuto esercitare maggiore prudenza (e davvero, lo pensiamo, avrebbe dovuto, visti gli agnelli da cui era circondato…).

Invece padre Federico Lombardi dice al New York Times: “Il problema importante erano le relazioni all’interno dell’episcopato e nella Chiesa locale, che erano difficili”. Per cui del problema del prete sospettato di ciò di cui sopra “se ne è parlato, ma non era centrale”.

Stupisce il timing, e senza essere complottisti, questa correzione tardiva di un’ondata mediatica già partita non toglie niente al fatto che l’annuncio della rimozione sia stato quasi coincidente con il caso Wesolowski, a sfruttare la scia di traino della notizia, e a far trascurare altre questioni.

Se si legge con attenzione quello che pubblica la diocesi di Ciudad Del Este si vede che Livieres, portatore di una linea di Chiesa e di pensiero diversa da quella degli altri vescovi, è stato nominato da San Giovanni Paolo II, confermato e difeso da Benedetto (che come sappiamo, avendone cacciati una novantina, non era tenero con i vescovi trovati mancanti… leggi QUI), e finalmente rimosso rapidamente da Francesco.

E’, ancora una volta, un segno di profonda discontinuità del Papa attuale con i suoi predecessori.

Ma ci si può chiedere perché, se c’erano problemi, il Papa, così disposto a dialogare con tutti, non gliene abbia parlato. (Vedi correzione fraterna…). Oppure perché – come credo sia accaduto altre volte – non siano stati convocati i vescovi a Roma, per lavare i panni sporchi e quelli religiosi, e forse in Paraguay ce ne sono non pochi, davanti a Pietro.

Ma forse c’era la paura che alla fine, sentito tutto, avrebbero dovuto non dare troppo torto a Livieres. Un rischio che i Grandi Consiglieri latino-americani del Papa evidentemente temevano di correre. Un segno di questo imbarazzo si può forse intuire nel fatto che il Papa – fino ad oggi – non ha trovato il tempo per riceverlo.

Era più facile rimuovere mons. Rogelio, e applicare in buona sostanza, in mancanza di accuse concrete, il reato di opinione nella Chiesa. (Ortodossa)

© LA STAMPA (27 settembre 2014)