La ferula “equa e solidale” di papa Francesco. Riflessioni teologiche

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Il Papa ha usato la nuova croce pastorale, opera dello scultore-orafo romano di Trastevere, Maurizio Lauri, dal titolo “Crux gloriosa”, ideata come ferula pontificia. (…)  La nuova ferula pontificia è stata realizzata con materie prime “etiche” (legno di kaoba, bronzo ed argento) estratte con metodologie non invasive dell’ambiente e rispettose delle comunità locali, provenienti dall’Honduras e offerte dalla società Goldlake. (…) “La Crux gloriosa vuole testimoniare la vita che supera la morte, il corpo che infrange il limite, la barriera paurosa della fine”.

Un Teologo ha commentato:

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«Da quello che leggo, lo scultore Lauri, artefice della nuova ferula papale, avrebbe dichiarato: “L’immagine del Cristo – che dalla croce secca e contorta, ormai svuotata di senso si divincola, lentamente si scioglie – è tensione verso la luce, liberazione di un’energia compressa, tentativo di volo; in verità l’atto del transumare, in un momento che la tradizione vuole tragico e umanissimo, anticipa la Risurrezione, esprime il dolore umano già sconfitto, superato, riscattato”.  

Aveva detto cose esatte poco prima. Poi ha invalidato tutto. Alcune semplici osservazioni, con un linguaggio accessibile ad un numero vasto di lettori. Partiamo dal transumare!

Sono certo che si tratti di un refuso, o al limite di sfoggio di un parolone, perché nessuno in duemila anni ha dato della pecora a Nostro Signore.
Agnello sì, ma di ben altro genere di quelli ai quali possono applicarsi termini come transumare.

Pur ammettendo che volesse riferirsi ad un passaggio da una condizione all’altra, bisognerebbe ricordare che Gesù, vero uomo, non ha mai smesso di essere Dio. Egli è nel seno del Padre, come Figlio Unigenito.

Il fatto che la divinità si unisca alla natura umana, non determina il passaggio da uno stato all’altro, come il gregge da un pascolo all’altro, o un’emigrazione, bensì un’assunzione, libera e gratuita. 

Ma forse è proprio la divinità di Cristo che andrebbe rinfrescata all’artista. Quale energia sarebbe compressa? La divinità non può essere compressa, e neppure può soffrire o morire. 

Nel Vangelo cui fa riferimento il sig. Lauri, Gesù afferma con chiarezza che ha il potere di dare la vita e il potere di riprenderla. Se passiamo all’umanità, notiamo la stessa confusione.

Se la croce fosse svuotata di senso, Gesù avrebbe deposto, per così dire, le stimmate. Invece le ha portate nella gloria. Il corpo trasfigurato è il corpo che è stato crocifisso. E questo, proprio questo, riempie di significato perenne la Croce. 

Tanto sul versante escatologico, giacché Lo vedranno coloro che Lo hanno trafitto, quanto su quello più personale. Infatti, non saprei cosa farmene di un amore che ha sofferto duemila anni fa e che non si confronta con la mia sofferenza.

Le piaghe di Cristo sono per me la certezza che il Suo amore raggiunge oggi, in questo momento, la mia sofferenza. Non solo quella Croce non è svuotata di senso, ma rende non vuota la mia personale croce. 

Il tentativo di volo appartiene a quella demagogia che ormai riempie i nostri testi di meditazione.

Gesù è diventato spirito datore di vita, secondo la bella affermazione di Paolo, ma non c’è nessun passaggio dalla materia allo spirito nel senso gnostico dei termini. Il rapporto è tra il primo Adamo e il secondo Adamo. Questi, cioè Cristo, ha il potere di rendere la vita all’uomo in modo nuovo. 

Gesù è Dio e non un uomo adottato da Dio. Perciò non ha bisogno di tentare il volo! Non è la tradizione che vuole tragico ed umanissimo l’atto del “transumare”.

È un dato di fatto! Ci ha amati così! 

A questo riguardo S. Paolo avrebbe di che parlare con il sig. Lauri. Una bella chiacchierata sulla kenosis…

Sulla croce Gesù non ha anticipato la Risurrezione. Ha bevuto fino in fondo il calice. Il mistero del sepolcro, inteso nella sua pienezza teologica, ci attesta questa profonda discesa nel cuore della morte. Non solo non è sceso dalla croce, ma si è calato nelle profondità della morte. Nessuna anticipazione, sebbene il quarto Vangelo unisca nel concetto di “Ora di Gesù” i due elementi. Che andrebbero spiegati con altro linguaggio, e non con quello da fumetto. Perché i due elementi possono coesistere anche da un punto di vista rappresentativo.

Ma non sicuramente con le motivazioni offerte da questo valente artista. Al quale vogliamo riconoscere la possibilità di aver letto qualche testo in circolazione e di aver dedotto magari l’idea che Gesù sia qualcosa di indistinto tra l’umano e il divino, uno che vuole fuggire dalla croce, ma che anticipa la vittoria accettando qualcosa che, tutto sommato, nemmeno il Padre aveva previsto. Insomma, il giusto messo alla prova dall’ingiustizia umana. Tema caro ad un certo “profeta” che va per la maggiore.

Forse sarebbe opportuno che la catechesi fosse alla base anche di lavori offerti al Papa».

(A.C.)

© Blog Messa in latino

Cristianesimo Cattolico: Quanta cura in cordibus nostris

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Marco Tosatti, su La Stampa, presenta l’ultimo libro di Ariel Stefano Levi di Gualdo, Quanta cura in cordibus nostris. Enciclica in forma di Motu Proprio, Bonanno Editore, 2013. Anticipo qui la sua conclusione che è più utile in apertura per chi legge:

Cristianesimo Cattolico: Quanta cura in cordibus nostris

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MARCO TOSATTI

Col nome di Benedetto XVIII, Romano Pontefice eletto nel marzo del 2023 «all’apice della ingovernabilità ecclesiale» come recita il doloroso risvolto di copertina dell’opera, il sacerdote e teologo Ariel S. Levi di Gualdo firma un falso documento di magistero dai contenuti tanto autentici quanto seri, nel quale torna a manifestare il suo amore per la Chiesa, di cui analizza l’attuale stato di decadenza, e suggerisce risposte e soluzioni con questo immaginario fantastico atto di supremo magistero pontificio. L’Enciclica Quanta cura in cordibus nostris (Quanta premura nel nostro cuore) edita da Bonanno Editore (l’autor dirige la collana teologica “Fides quaerens intellectum” presso questa casa editrice), è strutturata in un preambolo e sei sezioni. Nella prima parte si delineano i criteri di una corretta formazione al sacerdozio che sia compatibile con la realtà storica, sociale ed ecclesiale contemporanea. Segue la parte dedicata al ministero dei vescovi e quella dedicata ai sacerdoti incentrata principalmente su Liturgia e Sacramenti. Nelle tre parti seguenti è fissata una rigida normativa per il riconoscimento delle nuove realtà di vita religiosa che mira a impedire la proliferazione di sedicenti congregazioni sempre più incontrollate e incontrollabili. Segue la parte dedicata a una prima riforma strutturale della curia romana e alcune norme integrative sul Conclave. A molti anni di distanza dalla sua caduta in disuso, questo Romano Pontefice torna a usare il Noi, dettando chiari e vigorosi i principi generali per una riforma a tratti radicale del sistema di governo della Chiesa universale, tutti di rigore sorretti sul fondamento di fede: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» … » (Mt. 7, 13-19). Iniziata nel dicembre 2011, la stesura del testo è ultimata nel novembre 2012 e agli inizi del 2013 messa in coda di stampa da Bonanno Editore. Inutile dire che nessuno, in quei giorni, incluso don Ariel che attraverso questa Enciclica si è fatto per gioco molto serio papa del futuro, avrebbe immaginato gli eventi che l’11 febbraio porteranno Benedetto XVI a rinunciare al ministero petrino.  

Cristianesimo Cattolico: Manuale di autodifesa per “papisti” ignoranti e sessualmente repressi

cristianesimocattolico:

di Marco Mancini, da Camperi e de Maistre (11/10/2012)

Siete papisti? Avete l’imperdonabile colpa di non discostarvi nel vostro pensiero da quanto afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica? Bene, allora sarete sicuramente fragili e insicuri, fissati sulle nozioni che vi hanno…

Cristianesimo Cattolico: Manuale di autodifesa per “papisti” ignoranti e sessualmente repressi

Cristianesimo Cattolico: Il Catechismo Maggiore di Papa San Pio X/1

cristianesimocattolico:

LEZIONE PRELIMINARE DELLA DOTTRINA CRISTIANA E DELLE SUE PARTI PRINCIPALI

1. Siete voi cristiano?

Si, io sono cristiano per grazia di Dio.

2. Perché dite voi: per grazia di Dio?

Io dico per grazia di Dio, perché l’essere cristiano è un dono tutto gratuito di Dio, che noi non abbiamo…

Cristianesimo Cattolico: Il Catechismo Maggiore di Papa San Pio X/1

Azione filantropica o carità?

Meglio un incredulo altruista che un credente egoista. Diciamo subito che questo è un luogo comune di chiaro effetto propagandistico, di non dubbia provenienza. L’affermazione non è esatta, perché tutti e due i casi sono due grandi disgrazie. Sarebbe come dire: meglio un cieco che un mutilato. Qui non si tratta di meglio, l’una e l’altra sono sventure che provocano pietà, non preferenza. Il meglio sta nell’essere completo: credente e caritatevole. Il fondo della questione è nella svalutazione della fede a vantaggio delle opere, nella svalutazione della preghiera a vantaggio dell’azione. Infatti si aggiunge che è più cristiano chi si occupa del prossimo, anche a scapito della pratica religiosa, anziché colui il quale riduce il suo cristianesimo alle formalità del culto, trascurando la fraternità, che è il più grande precetto di Cristo.

Chi parla così ha evidentemente dimenticato che il primo comandamento di Cristo è di amare Dio sopra tutte le cose e con tutte le forze. L’amore del prossimo è il secondo. La fraternità senza la fede non fa il cristiano. Il cristianesimo prima di essere una morale, è una religione. Anzi l’amore di Dio è la radice da cui germina un sano e autentico amore del prossimo. Senza Dio si diventa o succubi del prossimo o tutt’al più umanitari romantici. Vi potrà essere qualche raro caso di sensibilità sociale o istintiva generosità, ma non un amore consapevole e soprattutto imparziale. Una fraternità esclusivamente umana risulta in ultima analisi inumana. Perché si ridurrà a portare il soccorso ai corpi sofferenti e bisognosi, rimanendo sorda ai più angosciosi appelli dello spirito, alle più imperiose esigenze dell’anima. Un uomo senza fede non potrà nè confortare ma neppure comprendere il prossimo afflitto nello spirito; chiuso com’è nelle realtà terrestri e nella sua limitata concezione della natura umana.

La filantropia non ha mai potuto sostituire la carità perché, anche se può dare un tozzo di pane a un affamato, una casa a un senza tetto, un impiego a un disoccupato, non saprà dare mai nulla a un disperato, nulla a uno smarrito, nulla a un peccatore, nulla a chi è tormentato dalla delusione, dal lutto, o dalla solitudine. La miseria morale e spirituale è molto più diffusa che non quella materiale. Si crede che la fraternità consista solo nello sfamare, nel vestire e nell’alloggiare la gente; invece l’uomo ha bisogno di mille altre cose che non si possono procurare con il lavoro, né con la tecnica, né col commercio, né con le invenzioni. L’uomo ha bisogno di verità per la sua mente, di giustizia per la sua coscienza, di un amore infinito ed eterno per il suo cuore, di una speranza per il suo dolore, di uno scopo per la sua esistenza. Tutto ciò un uomo senza fede, non solo non può darlo, ma non può nemmeno indicarlo. E questo non è certamente umano. Non è più importante occuparsi degli altri che andare a Messa? Il che si traduce in parole più chiare: non è più importante il servizio dell’uomo del servizio di Dio? Qui è la vera radice dell’obiezione di spirito di marcatamente laicista. Spirito che forma il sottosuolo della mentalità moderna, anche di molti cattolici, che vogliono sostituire il primato di Dio col primato dell’uomo. Questo non è Cristianesimo ma idolatria.

Il Cristianesimo ci insegna a prostrarci solo davanti a Dio: Adorerai il Signore Iddio tuo e a Lui solo servirai. L’umanesimo laicista invece ha voluto fare dell’uomo un idolo, ma col risultato di creare la mistica della razza, la mistica del regime, la mistica del denaro, la mistica del piacere e la mistica della tecnica.

Ma quando si assolutizza l’uomo, se ne fa un mostro come la storia insegna. Non si può assolutizzare ciò che di sua natura è relativo e limitato. È errato limitare la religione agli atti più importanti della vita o ad alcune tradizionali solennità religiose dell’anno liturgico.

È certo ben poca cosa. Non si può approvare una condotta del genere. Ma sarebbe anche da disapprovare ugualmente chi, in nome di un massimalismo cristiano male inteso, volesse troncare anche quest’ultimo legame con la salvezza. È sbagliato spegnere il lucignolo che fumiga e spezzare la canna piegata. Attraverso le povere pratiche religiose fatte con frequenza tradizionale, si insinua l’ossigeno della grazia che può da un momento all’altro riattizzare quella fiamma moribonda. Certo è doloroso vedere il Cristianesimo ridotto in alcuni casi a un rudere; ma se abbattessimo tutti i resti antichi, nessun contatto rimarrebbe più col passato. La fede senza le opere è morta, ma le opere senza la fede non salvano. La fede e la carità sono inseparabili nel cristiano autentico. Trovare l’una senza l’altra è un caso patologico. Facciamo dunque leva sulla fede per provocare la carità, e facciamo leva sull’altruismo per disporre alla fede.

Cristo e il suo Vicario lo insegnano ai cattolici: o si sta da una parte o dall’altra

Naturalmente, nessuno (o quasi) teorizza in modo esplicito la melassa «centrista» e neppure la «politica dei due forni». Gli strali sono tutti scagliati contro il «bipolarismo muscolare» che è fallito. Sul fallimento ci sarebbe molto da dire, e forse sarebbe più giusto parlare di sabotaggio, se non di auto-demolizione. M’interessa di più, però, la struttura della formula. Essa appartiene a quel genere di locuzioni in cui l’aggettivo – superfluo e malizioso – si «mangia» il sostantivo: come muscolare serve ad annientare bipolarismo, così, ad esempio, «democratico» (o «adulto») dissolve «cattolico», «sociale» corrode «mercato», etc. C’è dunque il trucco, e perciò l’argomento non vale. (…) Infine, sottolineo che più del «nome» cattolico rileva il contenuto cattolico. Ed allora, dopo episodi come quello del tentativo di salvare la vita alla povera Eluana Englaro con un decreto approvato all’unanimità dal consiglio dei ministri presieduto dall’on. Berlusconi, cui si opposero in un rinnovato patto Molotov-von Ribbentrop i presidenti Napolitano e Fini, mi viene in mente un’altra parola di Gesù. «Chi non è contro di noi, è per noi» (Mc. 9, 40). Egli si riferiva a chi, pur non facendo parte del Suo seguito, cacciava gli stessi demoni che cacciava Lui. Forse, tra costoro, va annoverato al tempo nostro anche chi, pur non facendo parte della Comunità di sant’Egidio, s’adopera, magari in modo muscolare, senza tiepidezza ma con caloroso fattivo impegno, a combattere i demoni dell’aborto, dell’eutanasia, dell’eugenetica prenatale, del «matrimonio» omosessuale, ed altre amenità del genere sulle quali da sempre, invece, i cattolici con l’aggettivo negoziano.

Cristo e il suo Vicario lo insegnano ai cattolici: o si sta da una parte o dall’altra