Il no assoluto alla pena di morte. Una vittoria del Vangelo o dell'”umanesimo secolare”?

Il no assoluto alla pena di morte voluto da papa Francesco nel Catechismo della Chiesa cattolica ha acceso vivaci discussioni tra chi sostiene che si tratta di un autentico sviluppo dottrinale e tra quelli che rilevano invece che si tratta di una palese e inaccettabile rottura.

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Assoluti morali: esce l’adulterio, entra la pena di morte

Il cambio magisteriale fa rientrare la pena di morte nel novero dei mala in se, azioni intrinsecamente malvagie che non tollerano eccezioni. Curiosamente a seguito delle indicazioni dell’Amoris laetitia l’adulterio non è più un assoluto morale, perché in alcune condizioni l’adulterio pare essere lecito e dunque esce dalla categoria dei mala in se. Dunque l’adultero e l’assassino sono sempre vittime dei loro atti liberi, mai colpevoli perché a loro nulla può essere imputato. Ergo l’adultero può accedere alla Comunione e il reo non deve essere punito. Se sparisce la colpa deve sparire anche la giustizia. C’è solo misericordia.

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La Veritatis Splendor e l’Amoris Laetitia. Video-catechesi di P. Spadafora OP

Il teologo domenicano padre Domenico Spadafora spiega, in questa video-catechesi, che l’Amoris Laetitia (2016) di Francesco, con l’etica della situazione e delle attenuanti ,distrugge la dottrina immutabile degli assoluti morali e dell’intrinsece malum della Veritatis Splendor (1993) di Giovanni Paolo II.

“Noi possumus”, il cuore delle aperture di Amoris laetitia era già scritto. Rimangono i Dubia

Era tutto già scritto. Alcune interpretazioni del capitolo VIII di Amoris laetitia riprendono vecchie teorie. Lo dimostra un libro scritto della San Paolo nel 2005 dai cardinali Kasper e Martini. In punta di penna si sono battute linee precise su liturgia, ecumenismo, morale. Tra le pieghe del libro un imperativo che rischia di affermarsi ora: «La Chiesa non ha nessuna competenza dottrinale per un giudizio definitivo sulle situazioni concrete».

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