Non furono statisti cattolici ma tecnocrati a “sognare” l’UE

Secondo la narrazione in voga, il progetto europeista sarebbe sorto dall’amicizia fra tre grandi politici – De Gasperi, Schumann e Adenauer – uniti dalla fede. Approfondendo i fatti, però, della “grande amicizia” non c’è prova nelle comunicazioni istituzionali fra loro e il progetto europeo è ascrivibile ad altri, animati da finanza e realpolitik.

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Il modernismo sociale in Italia: la democrazia cristiana

Don Romolo Murri, don Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi nella storia del movimento cattolico italiano.

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Dalla CEI alla “banda Bassetti” al nuovo PD

Da settimane si fanno sempre più insistenti le voci di un tentativo di unire diverse associazioni cattoliche impegnate nel sociale per costituire una nuova formazione politica. Il cardinale Bassetti parla di partire con un forum di associazioni. Di sicuro c’è il programma: più Europa, più immigrati. Un film già visto e destinato al fallimento. Ma negli esempi proposti da Bassetti – Sturzo, De Gasperi, La Pira – si svelano le contraddizioni dei vescovi.

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De Gasperi servì la DC, non la Chiesa

Alcide De Gasperi è colui che aprì la DC a sinistra, già prima di Aldo Moro.

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I nuovi “santi” della nuova “Chiesa”

Anche i processi di canonizzazione, hanno subito delle profonde modifiche come tutti gli ambiti della Chiesa dopo il Vaticano II. Oggi i Papi danno il loro assenso a tali processi seguendo non ciò che ha sempre sostenuto la Chiesa in materia di beatificazioni e canonizzazioni, ma secondo logiche mondane.

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I santi sono santi, i miti sono miti: il caso Aldo Moro

I santi, sul modello di Gesù Cristo, vivono esercitando le virtù eroiche, teologali e cardinali, e muoiono in grazia di Dio. I miti, invece, polarizzando le aspirazioni di una comunità oppure di un’ideologia o di un’epoca, vengono elette a loro simbolo privilegiato. Chi mai potrà inginocchiarsi in chiesa per pregare davanti ad un altare dedicato ad un mito? Eppure è ciò che sta accadendo in questi tempi apostatici.

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Il pensiero pericoloso di Giuseppe Dossetti

La sua opera di politico prima e di sacerdote dopo non sfugge al “peccato originale” della Scuola di Bologna, di cui Dossetti è, non a caso, il fondatore e l’ispiratore: l’impostazione di fondo di tutta la sua visione è infatti la contrapposizione tra il passato e il futuro, che assegna al presente il ruolo di momento di rottura, affinché il futuro possa essere in discontinuità rispetto al passato.

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Il politico Alcide De Gasperi. In risposta alle lettera di Claudio Forti

di Piero Vassallo, da Riscossa Cristiana (24/08/2012)

Il lettore e amico Claudio Forti scrive manifestando sorpresa per l’assenza di chiari riferimenti ai princìpi cristiani nei discorsi tenuti in occasione di un convegno promosso a Trento per celebrare la figura di Alcide De Gasperi.

Mi si consenta di tentare una personale spiegazione del vuoto valoriale – orrenda espressione che definisce l’assenza perfetta e giubilante di princìpi cattolici nel convegno degasperiano.

Il mio tentativo di risalire alle cause dello zero metafisico imperante nella avanguardia politica di sedicente ispirazione cattolica, propone le seguenti, brevi considerazioni:

a.  Tra il 1935 anno, della pubblicazione del saggio sulla nuova cristianità, e il 1936, anno di pubblicazione di Umanesimo integrale, l’area degli ex popolari (i futuri democristiani, De Gasperi in prima linea) fu affascinata e agitata dalla svolta di Jacques Maritain, che – ritrattate le tesi esposte in Antimoderno, un saggio scritto quando militava nella destra  francese – proponeva una benevola lettura e interpretazione delle ideologie moderne.

b. A proposito del marxismo, ad esempio, Maritain sosteneva che l’ideologia comunista combatte un falso Dio, di cui il mondo borghese e anche un certo mondo cattolico si servirebbe a fini di potere. Ridotto a onesto equivoco, l’ateismo di Marx cessava di costituire motivo di seria incompatibilità. Il seme cattocomunista era gettato nella terra dell’irenismo.

c. Conseguenza pratica della fuorviante lettura di Marx fu la proposta di un’intesa politica con i comunisti. Nel saggio ”À travers la victoire”, pubblicato nell’immediato dopoguerra, Maritain sostenne infatti:  “Lo spirito della Resistenza ha modellato tra gli uomini della rivoluzione e quelli della speranza cristiana vincoli d’intesa e di collaborazione, che, liquidando i vecchi pregiudizi, hanno aperto la strada ad una nuova democrazia”.

d. De Gasperi fu tutt’altro indenne dalla suggestione maritainiana. Nel 1935, recensendo il saggio maritainiano “Idéal historique d’une nouvelle chrétienté” che disegna l’identità anfibia della democrazia cristiana, De Gasperi scriveva infatti: “Quale può essere l’immagine prospettica di un cristianità nuova? Essa corrisponderà non più ad una concezione sacra, ma ad una concezione profana cristiana [sic!] del temporale e si fonderà su di un umanismo integrale teocentrico”. E poco più avanti, rispondendo alla domanda sul fine della nuova cristianità precisava che “se non potrà più essere, come nel medio evo, la realizzazione per mezzo dell’uomo di un’opera divina sulla terra, sarà almeno la realizzazione di un’opera umana da attuarsi sulla terra per il passaggio di qualche cosa di divino” [1].

e. Nel 1944 De Gasperi propose addirittura un paragone di Marx a Cristo.

f. L’aspro conflitto che oppose De Gasperi a Pio XII ha radice nel pensiero di Maritain.

g. Le tesi di Maritain e di De Gasperi furono portate alle conseguenze estreme da Giuseppe Dossetti, l’ispiratore della nebbiogena scuola di Bologna. Scuola di cui è interprete e condottiero crepuscolare Andrea Riccardi, uno dei convegnisti a Trento.

h. Quando si considera che il marxismo è ingloriosamente tramontato è possibile capire il vuoto ideale dei cattolici d’osservanza bolognese: ridotta a fantasma la modernità, non rimane che la fede in un cattolicesimo alleato della sua assenza. Di qui il vuoto pneumatico che allarma il lettore e amico Claudio Forti. Mi permetto di suggerire all’amico di contemplare nel vuoto trentino il lampo di una inconsolabile vedovanza mentale: l’amore per la defunta ideologia si può esprime solamente con gemiti insensati e gridi di dolore. Il pensiero è costretto alla latitanza.

i. Ultimamente gemiti s-pensanti dei cattolici di scuola bolognesi coprono e nascondono la voce del padrone bancario, la mano magica che muove le comparse, i pii automi (tuderti, perché promossi dalle illusioni convenute a Todi) in movimento sullo scacchiere della turbofinanza. Partiti al seguito festante delle bandiere proletarie, gli scolarchi bolognesi sono finiti al seguito dell’imperialismo mondiale del denaro. Recita una malinconica e quasi profetica canzone di Ornella Vanoni: su di loro è disceso il silenzio.

[1] Cfr.: “I cattolici all’opposizione”, Laterza, Bari 1955, pag. 373 e 375.