I gesuiti si sono sempre vantati di essere più furbi del diavolo… e il Diavolo li ha sempre fregati! Il primo paese dell’America Latina a legalizzare l’aborto è l’Argentina, il paese natio del primo — e speriamo unico — papa gesuita, proprio da un governo da lui fortemente appoggiato.
È stata approvata in Argentina la legge sull’aborto, una delle più permissive al mondo, che lo permette addirittura fino al nono mese di gravidanza, quando la “salute integrale della gestante” è compromessa. Al di là di tutte le considerazioni morali che conosciamo, è stata una sconfitta umiliante per papa Francesco, poiché il fatto si è verificato nel suo paese ed è stato promosso dal partito politico che egli ha sostenuto in ogni modo possibile. Peggio ancora, quelli che hanno promosso e votato il disegno di legge erano i suoi stessi amici (Aldo Maria Valli, L’aborto in Argentina e gli amici di papa Francesco, 30-12-2020).
Il parlamento argentino approva la legge sull’aborto promossa dal presidente Fernández che si è vantato di essere «un cattolico che non ritiene l’aborto un peccato». Il lavoro coraggioso del laicato cattolico celeste non ha trovato da parte della gerarchia ecclesiale, ormai ininfluente, il sostegno necessario. E anche l’assenza di messaggi in prima persona, e pubblici da parte del Pontefice argentino, ha avuto il suo peso (Germán Masserdotti, Aborto in Argentina, esame di coscienza per i vescovi, 31-12-2020).
Nel pomeriggio dello stesso giorno in cui l’aborto è stato legalizzato, la Conferenza episcopale argentina ha rilasciato un comunicato stampa in risposta alla legalizzazione dell’interruzione di gravidanza nella Repubblica Argentina, in cui termina dicendo che i vescovi abbracciano “ogni argentino e ogni argentina; anche i deputati e i senatori che hanno coraggiosamente dimostrato di essere a favore della cura di tutta la vita”, e che difendere sempre la vita, “senza arrendersi, il che ci renderà capaci di costruire una Nazione giusta e solidale, dove nessuno viene scartato e dove si può vivere una vera cultura dell’incontro”. Come si vede, si tratta di una dichiarazione che intende restare in buoni termini con tutti, senza condannare o ripudiare il fatto che la pena di morte prenatale è stata legalizzata, che la salute pubblica sarà messa al servizio della morte di persone innocenti e indifese, che il governo sta rispettando gli ordini dei poteri finanziari che impongono la legalizzazione dell’aborto. Né ripudia il fatto che diversi senatori hanno giustificato il loro sostegno all’aborto sostenendo di essere cattolici. Insomma, i vescovi argentini non vogliono litigare con nessuno: è stato commesso un errore, ma continuiamo a fare la nostra parte, cerchiamo di incontrare chi ritiene che uccidere il bambino sia un diritto, ecc. (José Arturo Quarracino, Aborto in Argentina e Sottomissione Episcopale, 31-12-2020)
Nonostante la massiccia mobilitazione del popolo pro-vida, l’Argentina del “cattolico” Fernandez, le cui parole non sono mai state stigmatizzate dai vescovi, ha liberalizzato l’aborto. Si compie così la strategia delle lobby internazionali legata alle politiche demografiche che hanno l’aborto all’ordine del giorno. Resta solo il ricorso alla Corte Costituzionale albiceleste (Luca Volontè, Argentina, il ruolo (e i soldi) delle multinazionali dell’aborto, 31-12-2020).
La legge che consente l’uccisione del bambino nel grembo in Argentina è palesemente incostituzionale. Così dopo il voto al Senato, al frente pro-vida non resta che l’ultima strada del ricorso alla Corte Suprema. Hanno pesato anche la debolezza dei vescovi e quel mancato endorsement pubblico del Papa (Passa l’aborto in Argentina, ma la Costituzione è stata violata, in Il Timone, 30-12-2020).
I bambini non nati in Argentina diventano l’unico gruppo demografico che ha il “diritto” di essere ucciso legalmente, nonostante non abbia commesso alcun crimine. D’ora in poi, un serial killer, uno stupratore, assassini di ogni tipo e colore vengono tenuti in vita, ma i bambini non nati possono essere uccisi, con una vera e propria pena di morte che la Costituzione argentina vieta espressamente. ma Ciò che colpisce è l’assoluto silenzio dei vescovi e dei sacerdoti chiamati “villeros” (José Arturo Quarracino, Aborto in Argentina. Il Senato Approva, Tutto il Potere al Clan Rockfeller, 30-12-2020)
La Camera dei rappresentanti del paese sudamericano del Paraguay ha tenuto un minuto di silenzio per “i bambini che moriranno” poche ore dopo che il Senato della vicina Argentina ha legalizzato l’aborto (La risposta del Paraguay alla legalizzazione dell’aborto in Argentina: un minuto di silenzio, in Il Timone, 31-12-2020).
Papa Francesco pronuncia parole dure contro l’aborto, ma lo fa in modo tale che esse non abbiano risonanza nei grandi media, quindi non subendo una sorta di censura ma adattandosi lui volutamente a questo silenzio (Sandro Magister e José Arturo Quarracino, Non censura ma silenzio calcolato. Una lettera dall’Argentina sul papa e l’aborto, 17-12-2020)