Di recente, il Card. McElroy, vescovo di San Diego, California, ha scritto un articolo per la rivista gesuita “America”. Il prelato statunitense denuncia, con una retorica sinodale ormai più che nota, che nella Chiesa regna la divisione e addirittura, dal suo punto di vista, uno scisma, tra quelli legati alla dottrina della fede e quelli invece, come lui, più pastorali e inclusivi. MacElroy prova a tirare una conseguenza fatale da Amoris laetitia: in nome dell’inclusività, si dovrebbe ammettere alla Comunione Eucaristica i fedeli LGBT, lasciando da parte la distinzione tra omosessuali attivi e non. Scrive così: “L’effetto della tradizione secondo cui tutti gli atti sessuali fuori dal matrimonio costituiscono un peccato oggettivamente grave è risultato in una focalizzazione sproporzionata della vita morale cristiana sull’attività sessuale”. Il discernimento invocato da Amoris laetitia si sposta ora al campo omosessuale e così in barba al peccato oggettivo, e per di più contro natura, si propone la profanazione pubblica della S. Eucaristia. Altri prelati americani hanno risposto a McElroy dicendo che qui siamo in aperta eresia.