Il “nuovo paradigma” non può funzionare

Cardinali e vescovi di spicco hanno abbracciato questo “Nuovo Paradigma” e stanno usando il processo sinodale internazionale per diffonderlo in tutta la Chiesa.

di P. Timothy V. Vaverek (14-12-2022)

Dagli anni ’60, i cattolici progressisti hanno promosso una nuova moralità per sostituire i vecchi approcci normativi che, secondo loro, mettono in primo piano la colpa e l’esclusione. Cardinali e vescovi di spicco hanno abbracciato questo “Nuovo Paradigma” e stanno usando il processo sinodale internazionale per diffonderlo in tutta la Chiesa. Insistono sul fatto che il cambiamento è richiesto dalla “scienza” e da una migliore comprensione sia della condizione umana che di Gesù. In realtà, si basa su false dichiarazioni che non possono condurre alla profusione della vita che Cristo ci offre.

I progressisti travisano, della scienza, sia lo scopo che la portata. Le scienze fisiche e umane si concentrano esclusivamente sulle operazioni e le interazioni empiricamente distinguibili del cosmo e degli esseri umani. Di conseguenza, non esaminano (e non possono) esaminare la relazione della nostra esistenza spazio-temporale e sociologica con alcuna origine, significato o obiettivo trascendente.

Ad esempio, la scienza può verificare che un embrione appartenga alla specie homo sapiens , ma non può stabilire i diritti dell’embrione (o della madre) rispetto a un aborto. Tali giudizi richiedono considerazioni etiche che esulano dall’analisi empirica.

L’etica valuta le intenzioni e le azioni umane e tiene giustamente conto delle informazioni empiriche sull’umanità. L’etica riconosce, ad esempio, che le persone possono innocentemente agire in modo errato per ignoranza o mancanza di libertà. Quindi, è necessario considerare, da una prospettiva scientifica, come la conoscenza e la scelta possono essere influenzate fisicamente (ad es. dalla genetica e dalla biochimica), psicologicamente (ad es. da traumi o disfunzioni) e socialmente (ad es. da condizioni socio-economiche e culturali).

Non c’è dubbio che per i cristiani la conoscenza empirica fornisca un contesto cruciale per comprendere perché le persone pensano e agiscono come fanno e, quindi, per guidare l’opera evangelica di accompagnarli dall’errore e dal peccato alla condivisione della pienezza della vita dei figli di Dio. Queste intuizioni ci aiutano ad affrontare pazientemente e correttamente le diverse fasi dello sviluppo personale, i comportamenti disinformati o compulsivi, la lotta contro l’egoismo e il peccato e la continua purificazione della mente e del cuore che Gesù desidera per tutti.

Nondimeno la scienza non può determinare l’etica, quindi le sue scoperte devono essere interpretate e utilizzate, nelle questioni etiche, con grande attenzione. È necessaria cautela perché, dopo la Caduta, non siamo più, pienamente, gli esseri umani per cui Dio ci ha creati. “Ciò che è” spesso non è “ciò che dovrebbe essere“. Questo significa che le osservazioni empiriche possono trovare determinate inclinazioni, idee o azioni statisticamente normali e apparentemente benefiche quando, in realtà, sono eticamente non autentiche e dannose.

Dati i limiti della scienza, l’affermazione che “seguire la scienza” richieda una nuova moralità è una falsa pista. Dopotutto, la maggior parte dei moralisti tradizionali accetta la scienza contemporanea senza che i paradigmi debbano essere cambiati.

Evidentemente, alla base del Nuovo Paradigma, ci sono agende filosofiche e teologiche, non fatti empirici. Il Nuovo Paradigma, quindi, è progettato per sostituire, da parte della Chiesa, la tradizionale comprensione  dell’esistenza umana, della vita cristiana e di Gesù con la visione incompatibile dei progressisti. 

Questa è una rivoluzione, non solo un aggiornamento della moralità.

Per capire meglio qual è la posta in gioco, consideriamo l’ordinamento di Dio della sessualità umana rivolta all’unione procreativa e coniugale di marito e moglie all’interno del matrimonio e della famiglia. La castità – vivere la sessualità secondo quell’ordine – è normativa per tutti, sposati o single.

In questo paradigma tradizionale, il comportamento impuro non è autenticamente umano e quindi può gravare, danneggiare o deviare lo sviluppo personale e le relazioni indipendentemente dall’intenzione o dalla cosciente consapevolezza. Per questo motivo, la masturbazione, l’attività sessuale prematrimoniale, gli atti e le unioni omosessuali, la poligamia, il nuovo matrimonio mentre il coniuge è ancora in vita e la contraccezione sono da evitare – e sono peccaminosi per chiunque li commetta liberamente sapendo di sbagliare.

I sostenitori del Nuovo Paradigma credono che essere aperti a quei comportamenti contempli una conferma, quasi arrivasse da Cristo, per le persone che con buone intenzioni vivono in quel modo. Dichiarare che tali azioni sono degli impedimenti o che sono dannosi per la prosperità umana è visto come un rifiuto giudicante basato su ideali irraggiungibili. Di conseguenza, il comportamento precedentemente “impudico“, adesso può essere definito “buono“.

Questo approccio fondamentalmente travisa Gesù e la sua opera salvifica. Cristo chiama tutti a condividere la sua vita abbandonando i peccati e gli errori innocenti. Per questo ha insistito sulla conversione del cuore, della mente e dei comportamenti attraverso la fedeltà a Lui e al suo Vangelo.

Gesù affrontò l’errore e il peccato nella sua predicazione pubblica e in conversazioni private come quelle con Nicodemo e con l’adultera. Non si tratteneva dall’insegnare cose che la gente trovava offensive. E ha comandato che coloro che rifiutano la correzione siano separati dalla comunione della Chiesa.

Di particolare interesse per gli scopi attuali – e per i vescovi che promuovono il Nuovo Paradigma – è il modo in cui Cristo sanzionò e affrontò Pietro a Cesarea di Filippo. Lo chiamò “La Roccia” e poi lo denunciò per aver travisato la via della salvezza, dicendo: “Va dietro a me, Satana! Non stai pensando come fa Dio, ma come fanno gli esseri umani”.

Possiamo vedere che per Gesù, la confermazione implica correggerci e fornire spazio per la nostra lotta, ma non per il nostro attaccamento – o cedimento – agli errori e ai peccati che rivela. Questo non è un rifiuto. Questo è il suo amore che ci libera per vedere, ammettere e poi affrontare i nostri problemi.

Con il dono di quell’amore, Gesù permette a tutti i cristiani di perseverare con fede e speranza nella lotta contro l’errore e il peccato. Negare la necessità della lotta o la possibilità della perseveranza è quindi una negazione di Cristo, della sua chiamata e del potere del suo amore di sostenerci e trasformarci.

È evidente che le false rappresentazioni e la continua attrazione del Nuovo Paradigma sono radicate nel pensiero dei suoi aderenti “come fanno gli esseri umani“. Per questo non vedono che l’adozione del loro paradigma lascerebbe l’umanità “affermata” ma imprigionata dal peccato e dall’errore. Questa non è la Buona Novella.

Cristo ha inviato i suoi Apostoli per insegnare al mondo “ad osservare tutto ciò che ho comandato”. Prima di questo, ha assicurato loro che i suoi comandi possono sempre essere vissuti perché “Ciò che è impossibile per l’uomo è possibile per Dio“. La sua risurrezione confermò quella verità e ci rese liberi di seguirlo.

È scandaloso che, ai nostri giorni, molti successori degli Apostoli non insegnino o non credano alle assicurazioni di Gesù che l’autentica vita cristiana è possibile. La loro visione mondana, espressa nel Nuovo Paradigma, distorce il Vangelo e quindi non può guidare nessuno con successo, come non può farlo nessun sinodo, lungo il cammino liberatore e vivificante che Cristo ci pone davanti.

Traduzione Vincenzo Fedele

(fonte: thecatholicthing.org; traduzione: marcotosatti.com)

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