Ma mons. Vincenzo Paglia non lo sa… oppure lo nega!
di Corrado Gnerre (25-06-2022)
Monsignor Paglia, invitato ad esprimersi sulla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, ha deciso di commentare in questo modo sulle pagine di Avvenire: “(è tempo di) sviluppare scelte politiche che promuovano condizioni di esistenza a favore della vita senza cadere in posizioni ideologiche aprioristiche»
Soffermiamoci sul riferimento alle posizioni ideologiche aprioristiche.
Se tali posizioni fanno riferimento a tutto quel mondo che ritiene l’aborto un diritto, rifiutandosi di prendere in considerazione le nuove conoscenze mediche che sempre più fanno capire come il nascituro sia un essere umano a tutti gli effetti, allora è giusto dire in tal senso. Ma se le parole di monsignor Paglia fanno riferimento al fatto che queste posizioni andrebbero accantonate da una parte e dell’altra, allora ci sarebbero seri problemi.
La questione dell’aborto deve infatti fondarsi sul riconoscimento dell’inalienabilità del diritto alla vita sempre e comunque.
Proprio la mancanza di essere fermi su questo punto ha fatto sì che la situazione divenisse sempre più confusa.
D’altronde non riconoscere l’inalienabilità del diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale, porta inevitabilmente al suo contrario, cioè a trasformare in diritto, altrettanto inalienabile, l’aborto, l’eutanasia o qualsiasi altra scelta di autodeterminazione individuale.
Senza principi aprioristici non si vive, altrimenti saranno sempre e comunque la prassi, le situazioni individuali o quant’altro a divenire criterio di giudizio di tutto.
(Fonte: Il Cammino dei Tre Sentieri)