Lo scorso 15 aprile è morto il gesuita spagnolo Joaquín María García de Dios Domínguez, aveva novant’anni. Nell’annuncio funebre, pubblicato sul quotidiano La Voz de Galicia, una sua cara amica riporta alcune sue strane idee, chiamiamole così, sui Sacramenti e sull’esistenza del Paradiso.
Joaquín María García de Dios Domínguez, gesuita spagnolo, è morto lo scorso 15 aprile. Aveva novant’anni, era sacerdote da cinquantanove anni e aveva da poco celebrato settantacinque anni di appartenza alla Compagnia di Gesù.
La sua cara amica Carmen Soler, in un annuncio funebre del 18 aprile, pubblicato sul quotidiano La Voz de Galicia, ha racconto che «Joaquín mi ha battezzata in una fontana di pietra in un giardino» e «mi ha dato la Prima Comunione su un tavolo in pietra nello stesso giardino». Però «non mi ha mai confessato perché mi ha insegnato che i peccati sono un’invenzione».
Come se non bastasse, il gesuita «non ha battezzato mio figlio perché preferiva aspettare che fosse più grande». Carmen Soler, più che preoccupata che il figlio non soffe ancora battezzato, era dispiciata del fatto che «che attendere significava che non l’avrebbe battezzato lui, così ho insistito perché lo battezzasse da piccolo, ma non c’è stato modo di convincerlo».
Una volta gli chiese: «Joachim, esiste il paradiso?». «Dipende da cosa intendi per “paradiso”. Io credo nel “paradiso” come stato di pace eterna», rispose il gesuita scomparso.
Preghiamo, preghiamo tanto per l’anima di Joaquín María García de Dios Domínguez.
Preghiamo anche per la conversione dei suoi confusi amici.
Doveva sopprimere per la terza volta la Compagnia di Gesù e non riaprirla più
Non la superbia che salverà il mondo ma la carità
Ci saremmo evitati tanti Ereticoni
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