Una riflessione del canonista Ed Condon sulla confusione che il presidente Joe Biden crea quando da una parte si vanta pubblicamente di essere un cattolico devoto e dall’altra promuove attivamente politiche dell’aborto.
di Ed Condon
Nelle settimane successive alle elezioni di novembre, il presidente dell’USCCB, l’arcivescovo Jose Gomez, ha notato la sfida unica che Biden presenta, essendo il capo di un governo con cui i vescovi devono lavorare, e anche un cattolico pubblicamente in contrasto con la Chiesa su una serie di questioni fondamentali, in particolare la “priorità preminente” dell’aborto.
Gomez, e altri vescovi, hanno avvertito della “confusione” che la situazione di Biden potrebbe causare quando un giorno abroga la Politica di Città del Messico (la politica che blocca i fondi alle istituzioni che praticano e fanno consulenza per l’aborto, ndr) e il giorno dopo si presenta alla Comunione.
In realtà, sembra esserci poco spazio per la confusione sulla situazione di Biden.
Secondo l’insegnamento ben stabilito della Chiesa, i politici cattolici che promuovono costantemente la causa dell’aborto sono in uno stato di peccato grave. Altrettanto chiaramente stabilito è il requisito canonico che ai cattolici in un pubblico e ostinato stato di peccato grave sia negata la Comunione.

Lo stesso vescovo locale di Biden a Washington, il cardinale Wilton Gregory (nella foto a lato), ha chiarito che non ha intenzione di applicare tale disciplina a Biden, dicendo ripetutamente che sarebbe l’equivalente di mettere “una pistola sul tavolo” nei suoi rapporti con il presidente. Gregory non è affatto l’unico vescovo a preoccuparsi di “armare” la Comunione come parte di una campagna politica ed è certamente vero che i sacramenti non sono né randelli da brandire, né premi per i perfetti.
Ma è altrettanto vero che i sacramenti sono i tesori più importanti e vitali che la Chiesa possiede, e non vanno trattati con leggerezza. Il Catechismo e il diritto canonico non insistono sul rifiuto della Comunione ai cattolici in stato di peccato grave pubblico come pena, legalmente parlando, ma come misura pastorale, perché, come dice il Catechismo, fare la Comunione in tale stato fa un grave danno spirituale al cattolico.
Nessuno invidia un vescovo per le inevitabili critiche che dovrebbe affrontare negando il sacramento a un presidente in carica, e sarebbe certamente accusato di politicizzare la Comunione. Ma la verità è che, rifiutando di applicare le chiare istruzioni della Chiesa, si sta politicizzando la Comunione. L’insegnamento del Catechismo, la disciplina del diritto canonico, e la priorità pastorale di impedire che un cattolico si faccia un grave danno spirituale sono tutti messi da parte per preoccupazioni esplicitamente politiche.

Non c’è “confusione” su ciò che la Chiesa insegna, o su ciò che Biden crede. Il presidente stesso l’ha detto in modo perfettamente chiaro durante un dibattito del 2012. “Accetto la posizione della mia Chiesa sull’aborto come ciò che chiamiamo dottrina de fide”, ha detto. “La vita inizia al concepimento, questo è il giudizio della Chiesa e lo accetto nella mia vita personale. Ma… mi rifiuto di imporlo agli altri”.
L’unica confusione che viene causata è l’inazione collettiva dei vescovi: Cosa dovrebbero fare i cattolici dell’esempio molto pubblico di Biden, e della assenza di risposta collettiva dei loro pastori?
È la posizione di Biden sull’aborto, uno stato oggettivo di peccato grave e la priorità auto dichiarata da parte dei vescovi come questione preminente, che non conta?
O è il benessere spirituale di Biden che i suoi pastori hanno spostato in secondo piano, contenti di vederlo “essere colpevole di profanare il corpo e il sangue del Signore” e “mangiare e bere la sua condanna” (1Cor 11, 27-29), come dice il catechismo, piuttosto che rischiare di alienarsi la sua amministrazione?
Qualunque cosa sia, il messaggio attuale che i vescovi stanno inviando è scritto su The Atlantic di questa settimana: qualunque cosa possano dire sul corpo e sul sangue di Cristo, in fondo, la Comunione è solo un simbolo per i cattolici, davvero.
Questo è ciò che cattolici e non cattolici stanno già prendendo dalla situazione, ed è una testimonianza contro il sacramento di cui qualcuno alla fine dovrà rendere conto.
(fonte: pillarcatholic.com; traduzione: sabinopaciolla.com)