Questo contagio è un ammonimento agli uomini di Chiesa, che, in nome del “cambio di paradigma”, subordinano l’insegnamento di Cristo alla realtà del mondo; dicono di non capire i principi non negoziabili; ritengono l’in-equità e non il peccato, la radice dei mali sociali; hanno permesso la sceneggiata gnostica e neopagana sulla facciata di san Pietro; hanno abbandonato la missione del Vangelo e la necessità della conversione, in favore del dialogo compiacente con le religioni, il Dio cattolico per il Dio unico; hanno presentato Lutero come medicina per la Chiesa; avallato la morale di situazione al posto dei principi morali. In una parola, col cambio di paradigma si sono conformati alla mentalità mondana (Don Nicola Bux, Il castigo provvidenziale che ci salva, Chiesa e post-concilio, 30-03-2020).
E invece oggi tutto è silente: la chiesa in uscita ha chiuso i battenti. L’odore di pecora è stato rimpiazzato da quello del disinfettante. Le preghiere al Signore sostituite dalle raccomandazioni a seguire i provvedimenti delle autorità civili. L’acquasanta con l’amuchina (Ascanio Ruschi, Una Chiesa che diserta, I Soldati del Re, 30-03-2020).
Che i nostri governanti vogliano allungarci la vita, lo si può capire; ma che le nostre autorità ecclesiastiche mirino anch’esse ad allungarci la vita invece di salvarcela è cosa che non si è mai vista. Per allungarci la vita non abbiamo bisogno della Chiesa. Abbiamo bisogno della Chiesa per vivere e morire cristianamente. E a questo fine abbiamo bisogno che la Chiesa ci parli dei novissimi: morte, giudizio, inferno e paradiso, cioè del fine ultimo della nostra esistenza, che non è questa vita naturale, per quanto lunga, ma quella eterna. E invece, i novissimi sono i grandi assenti della pandemia (Cristiana De Magistris, I grandi assenti della pandemia, Corrispondenza Romana, 01-04-2020).
La carità al tempo del Coronavirus