Ancora epurazioni all’Istituto Giovanni Paolo II per matrimonio e famiglia: via i docenti polacchi, primo fra tutti il noto filosofo Stanislaw Grygiel, via la bioeticista Maria Luisa Di Pietro e la mariologa suor Vittorina Marini. E si attende l’arrivo del teologo don Maurizio Chiodi, acceso sostenitore della revisione di Humanae Vitae. È più che chiaro l’obiettivo di rompere con il passato e con l’eredità di Giovanni Paolo II. Sarebbe perciò meno ipocrita togliere il suo nome da un istituto che non vuole più avere a che fare con lui.
di Riccardo Cascioli (28-07-2019)
Dopo aver abbattuto due pilastri dell’Istituto, l’opera di epurazione che monsignor Vincenzo Paglia ha iniziato al Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, di cui è Gran Cancelliere, è proseguita in questi giorni facendo fuori i “polacchi” e altre due insegnanti di primo piano. Si tratta di Stanislaw Grygiel, direttore della Cattedra Wojtyla, Monika Grygiel, docente di psicologia, padre Przemislaw Kwiatkowski, docente di Spiritualità familiare; e poi la bioeticista Maria Luisa Di Pietro e suor Vittorina Marini, allieva del cardinale Angelo Scola, e docente di Mariologia.

Se in tutti questi casi si tratta di insegnamenti centrali, a cui papa Wojtyla aveva dato molta importanza o che costituiscono una declinazione dell’insegnamento di Giovanni Paolo II, particolarmente simbolico è il siluramento del professor Stanislaw Grygiel, docente emerito di antropologia filosofica. Grande amico di Wojtyla sin dai tempi in cui quest’ultimo era arcivescovo di Cracovia, Grygiel fu chiamato a Roma alla fine degli anni ’70 proprio da Giovanni Paolo II. Dapprima impegnato nell’Istituto di cultura polacca, fu subito coinvolto dal papa nella fondazione dell’Istituto Giovanni Paolo II, di cui è stato una delle colonne per tutti questi anni. Nel 2003, da emerito, gli è stata affidata la neonata Cattedra Wojtyla, diventata anche un’area di ricerca sul pensiero del papa polacco. E che ora verrà ovviamente soppressa.
Il suo allontanamento dall’Istituto ha dunque un forte significato simbolico. Malgrado le dichiarazioni “rassicuranti” della nuova gestione, è il segnale chiaro di una voluta discontinuità con il passato, la recisione di ogni legame con l’insegnamento di Giovanni Paolo II; perfino con la sua patria, vista l’eliminazione dei docenti polacchi. Lo abbiamo già spiegato in occasione del licenziamento di monsignor Livio Melina e di padre José Noriega, gli sviluppi ne sono ulteriore conferma: siamo davanti a un vero e proprio sovvertimento dell’ispirazione che aveva spinto Giovanni Paolo II a creare questo istituto.
Si tratta di una decisione che non è estemporanea, come abbiamo mostrato con la ricostruzione di Stefano Fontana: è un progetto che parte da lontano, da quella “lezione” del cardinale Walter Kasper al Concistoro del febbraio 2014 che apriva ai sacramenti per i divorziati-risposati. Ed è una sorta di rivincita sull’enciclica di Paolo VI Humanae Vitae da parte di vescovi e teologi che l’hanno sempre avversata, ma il cui approccio Giovanni Paolo II aveva voluto al cuore del nuovo Istituto. E ad ulteriore riprova di questa volontà di rottura con il passato si aggiunge l’indiscrezione che tra i nuovi docenti dell’Istituto arriverà anche il teologo moralista don Maurizio Chiodi, che monsignor Paglia ha voluto anche alla Pontificia Accademia per la Vita, ed è tra i più forti sostenitori della revisione di Humanae Vitae.
A questo punto, invece di continuare con una recita ipocrita, sarebbe molto più onesto togliere Giovanni Paolo II anche dal nome dell’Istituto, e dedicarlo invece ad Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica che ormai per tanti prelati ha preso il posto del Vangelo.
(fonte: lanuovabq.it)