Psicosi ambientalista e psicosi immigrazionista

Abbiamo bisogno di guarire dalla psicosi immigrazionista e dalla psicosi ambientalista, di ristabilire l’equilibrio nel rapporto con la natura e con il nostro prossimo, vicino e lontano, stabilendo le giuste gerarchie.

di Roberto de Mattei (05-07-2019)

Nella riunione del G20 a Osaka il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, ha stupito i suoi interlocutori la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron dicendo che il Brasile è oggetto di una “psicosi ambientalista”.

Psicosi ambientalista. Nel retroscena dell’eco-terrorismo è il titolo di un libro di Bertrand de Orléans e Braganza, un esponente della famiglia imperiale brasiliana, che è anche un membro storico della TFP, l’Associazione Tradizione, Famiglia e Proprietà. In questo libro, l’autore smonta ad uno ad uno i vari miti propagandistici creati dall’ecologismo, come quello dell’Amazzonia polmone verde del mondo.

Tutti siamo convinti che la foresta amazzonica sia il “polmone verde” del mondo, mentre l’Amazzonia non genera neanche una molecola di ossigeno. Quando una foresta raggiunge la maturità accumula una grande quantità di materiale in decomposizione sul suolo. Perciò, tutto l’ossigeno prodotto durante il giorno con la fotosintesi, viene consumato la notte con i processi di putrefazione. Risultato netto finale: zero. Il vero “polmone verde” del mondo sono gli oceani. Questo e altri luoghi comuni sono smontati dal libro Psicosi ambientalista citato dal residente Bolsonaro, che giustamente rifiuta i tentativi della sinistra internazionale, di imporre la propria ideologia, servendosi del mito dell’Amazzonia.

La psicosi è una anomalia psichica, una visione distorta della realtà. L’ambientalismo diventa una psicosi ossessiva quando pretende di imporre il rovesciamento dei rapporti tra l’uomo e la natura. Non è l’uomo a regnare sulla natura, ma la natura a dover regnare sull’uomo.

Ma in Italia conosciamo un altro tipo di perdita della realtà, la psicosi immigrazionista. L’immigrazionismo è una forma di disturbo mentale che porta a odiare sé stessi. Non è l’immigrato che deve integrarsi nella nostra civiltà, siamo noi che dobbiamo rinunciare ai nostri valori per sostituire la nostra cultura cristiana e occidentale con una nuova cultura, ibrida, meticcia. E’ un complesso, è una psicosi, perché ci si vergogna di sé stessi delle proprie radici, della propria cultura e si ritiene che gli altri siano meglio di noi, soprattutto quando vengono da lontano, quando sono estranei alla nostra civiltà-

La psicosi individuale può portare al suicidio, quella collettiva al suicidio delle nazioni. Abbiamo bisogno di guarire dalla psicosi immigrazionista e dalla psicosi ambientalista, di ristabilire l’equilibrio nel rapporto con la natura e con il nostro prossimo, vicino e lontano, stabilendo le giuste gerarchie.

Secondo gli ultimi dati dell’ISTAT la popolazione italiana, per la prima volta negli ultimi 90 anni, è in una fase di declino demografico. Siamo scesi a 55 milioni con una perdita di italiani pari alla scomparsa di una città grande come Palermo (-677 mila). Sono cifre impressionanti Noi siamo sempre di meno e gli immigrati sono sempre di più. Siamo di meno perché non crediamo nel nostro futuro, non crediamo in noi stessi, alimentiamo complessi e psicosi, da cui dobbiamo liberarci.

Dobbiamo credere in noi stessi. Per credere in noi stessi, dobbiamo sapere da dove veniamo e dove andiamo. Noi non ci siamo fatti da soli. Ci ha fatti Dio, che per noi si è incarnato, è morto ed è risorto. Dio è la nostra prima causa e il nostro ultimo fine, è la nostra forza, è la fonte della nostra vita ed è la fonte del futuro della nostra civiltà. Con Lui e in Lui, tutto è possibile, vincere le psicosi ritrovare la pace e l’equilibrio interiore, ricostruire la società.

(fonte: radioromalibera.org)

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