Riceviamo e pubblichiamo molto volentieri un accorato appello-denuncia di un sacerdote ai vescovi italiani.
Lunedì, 17 giugno 2019
I Vescovi italiani fanno la fine bouche con Salvini e ingoiano i gay pride. Il loro silenzio è inquietante.
Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sonnecchiano accovacciati, amano appisolarsi.
Essi abbandonano le persone omosessuali al loro male e la società all’errore. Cosa ne sarà di questi pastori che lasciano il lupo sbranare le pecore? Qui non si tratta di politica, la piaga è ben più profonda!
Possibile che non ci sia nemmeno un Vescovo che sappia, come Giovanni Battista, condannare gli orrori della nostra società, e chi se ne fa complice con fermezza e senza ambiguità?
L’ideologia LGBT ha invaso tutto. Bisogna essere ciechi per non vederlo. Se parliamo noi preti, i Vescovi ci smentiscono, prendono le distanze, corrono subito al riparo con assurde scuse…
Ma le anime dei giovani, chi le difende? Essi bevono questo veleno mentre i pastori si preoccupano di rispettare chi rivendica certi diritti. E i diritti di Dio?
Gridare per le strade l’orgoglio omosessuale non è forse disprezzare la natura e il suo Creatore?
Perché, o Vescovi, ve ne state zitti mentre si offende pubblicamente Dio? Di che cosa avete paura? Dei media? Di cosa pensa la gente? Di Francesco? Ma la pienezza dell’Ordine non vi ha forse costituiti per illuminare le coscienze e infuocarle d’amore di Dio?
Siete stati costituiti come leoni, non come conigli, lo dico con affetto, e non aspettiamo altro che usciate dalle tane per correre a salvare il gregge dall’abisso di tenebre in cui è caduto, per demolire le ideologie che distruggono la famiglia naturale e il piano di Dio; dovrete rendere conto a Lui un giorno, non a Francesco!
Coraggio, siamo pronti a seguirvi, ma uscite, ve ne prego, da questo silenzio infernale.
Veni, Sancte Spíritus, reple tuórum corda fidélium, et tui amóris in eis ignem accénde.
Padre Marcello