Omoeresia, la diocesi di Torino benedice i sodomiti “fedeli”

Dopo il tentativo stoppato l’anno scorso la spinta omoeretica che lavora nelle diocesi ci riesce e ottiene il ritiro pasquale per riflettere con i gay cattolici sulla fedeltà. Addio castità: basta avere un solo partner. Della serie: fatelo come volete, ma non traditevi. Ma come è possibile essere fedeli a un disordine morale? Perseverare nell’errore e nel peccato pensando che Dio approvi questa tenacia? Quale madre aiuterebbe il proprio figlio a perseverare nell’errore? Eppure è quanto è accaduto nella Chiesa di Torino con il benestare del vescovo. Di questo passo avremo gli esercizi spirituali per tradire i mariti?

di Andrea Zambrano (30-04-2019)

Il titolo dice già tutto: Gay in convento a studiare la fedeltà. Alla fine ce l’hanno fatta. Complice lo stile “carbonaro” scelto: un incontro di nascosto, senza clamori e senza gli annunci trionfali sui giornali. L’anno scorso, di questi tempi era stato proprio l’emergere di questo ritiro spirituale per la fedeltà delle persone omosessuali a scatenare un putiferio e a costringere il vescovo di Torino ad annullarlo. Il promotore, don Gianluca Carrega, delegato per la pastorale della cultura e – tra le varie deleghe – responsabile della pastorale per gli omosessuali, dovette incassare lo stop.

Gianluca Carrega

Eppure quell’incontro nasceva dalla necessità – si diceva allora – di colmare una lacuna della legge Cirinnà sulle unioni civili: il riconoscimento della fedeltà dei due contraenti. Come se adesso la dottrina cattolica debba rincorrere le istanze delle leggi civili. E pazienza se è proprio la fedeltà ad essere assente nel rapporto tra persone attratte dall’altro sesso. Ma la sfida era di quelle potenzialmente dirompenti: la Chiesa proibisce gli atti omosessuali? Ma se fossero fatti fedelmente? Con questo stratagemma don Carrega ci ha riprovato l’anno successivo. Riuscendoci.

Dal resoconto che ne ha fatto il quotidiano di Torino La Stampa a “giochi fatti” sembra proprio che stavolta abbiano trovato una chiave per far digerire il tutto. Anzitutto muovendosi di nascosto e poi perché è noto che gli arieti, dopo il secondo tentativo incontrano un ostacolo sicuramente più fiacco.

Ecco il punto di rottura con l’omoeresia di fondo che si cela dietro questo ennesimo tentativo di picconare la dottrina morale della Chiesa. Secondo l’articolo che ha citato frasi di un attivista gay, Massimo Battaglio e del gesuita Pino Piva dalle colonne di Avvenire “l’esperienza dell’amore fedele di Dio è un modo per mettere ordine nelle relazioni disordinate omosessuali o eterosessuali che siano”. Come a dire: non è l’omosessualità ad essere disordinata, ma l’assenza di fedeltà nelle relazioni. E riguarda anche le cosiddette famiglie normali. Basta mettere la fedeltà e otterrai l’ordine. Lo suggeriva lo stesso quotidiano dei vescovi un anno fa a conclusione della vicenda. E’ uno scimmiottare l’amore cristiano, che non può non essere che perverso.

Cesare Nosiglia

Eppure, stavolta l’iniziativa ha avuto il via libera del vescovo Nosiglia, del quale non si sa se abbia benedetto la cosa, ma è evidente che se don Carrega è ancora al suo posto, vorrà dire che andrà bene nel suo incarico e nel modo in cui propone la pastorale per le persone con attrazione per persone dello stesso sesso: dunque, niente castità, niente amicizia disinteressata. La parola d’ordine adesso è fedeltà: fedeltà a Dio e fedeltà tra i partner. Della serie: “Fatelo, ma non traditevi”.

A supporto di questa omoeresia istituzionalizzata dalla Chiesa sotto la Mole, c’è il solito sistema dell’appropriarsi della Bibbia facendo dire alla Bibbia ciò che non ha mai detto. L’archetipo a cui ci si aggrappa è l’amicizia tra Davide e Gionata. Ma era un’amicizia e basta, dato che nel racconto biblico non si mette in discussione la legge naturale universale.

Ovviamente nessuno si è chiesto come sia possibile che la Chiesa possa insegnare e caldeggiare la fedeltà a quello che il Catechismo chiama ancora un disordine morale oggettivo, l’omosessualità, e la sua pratica erotica, una perversione della natura e un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio.

Di questo passo – ha commentato qualche arguto opinionista spiegheremo “agli adulteri come cornificare le mogli o i mariti secondo il Vangelo?”. E faremo “esercizi Spirituali per insegnare ai ladri a rubare con pietà cristiana?”.

La domanda è di quelle provocatorie, ma, razionalmente parlando, non fa una piega. E’ la stessa che anche la scrittrice Costanza Miriano si è posta: “Non vedo come una diocesi della Chiesa Cattolica possa permettere che si insegni la fedeltà a un disordine. Come si può insegnare a rimanere in qualcosa che ferisce l’uomo nella sua più profonda identità, come si può aiutare qualcuno a rimanere nel peccato”, ha chiesto dalla sua seguitissima pagina Facebook.

La sconfortante immagine che ci lascia la Chiesa di Torino è quella di una madre che, mentre vede il figlio farsi del male, lo aiuta a restare in quel dolore con la falsa consolazione di una vicinanza che asseconda quell’errore.

Di questo passo è legittimo per ogni genitore chiedersi se affiderebbe a sacerdoti che calpestano la morale in questo modo l’educazione dei propri figli. E anche domandarsi per quale motivo i vescovi, quasi fossero ricattati per il loro passato, cedano così insistentemente alle pressioni di una lobby gay che ha mostrato molto bene di quali e quante armi può disporre. A cominciare dalla dissimulazione e dall’inganno.

(fonte: lanuovabq.it)

3 pensieri riguardo “Omoeresia, la diocesi di Torino benedice i sodomiti “fedeli”

  1. Abbiamo scoperto un nuovo modo per fare coming out da parte di un vescovo.
    Peccato per l’uso peloso di persone omosessuali a cui occorrerebbe un pastore vero per rientrare sul diritto sentiero,

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  2. Che significa e a quale scopo una catechesi agli omosessuali sulla “fedeltà al compagno”? quale fedeltà? fedeltà dell’omosessuale o del gay che ne rivendica apertamente la pratica? fedeltà ad una amicizia reciproca? fedeltà ad effusioni affettive con un solo compagno? fedeltà alla convivenza nel comune alloggio? fedeltà al “partner” della propria vita sessuale? fedeltà similconiugale che rifiuta l’adulterio sodomita? fedeltà all’educazione del presunto figlio acquisito? Si trovano qui “i pascoli e le sorgenti d’acqua pura” a cui i Pastori devono condurre le pecore affidate loro da Cristo? Possono mai proporre, i Pastori, una fedeltà che non sia quella promessa a Lui di vivere in Lui e nella sua grazia battesimale? La fedeltà di un omosessuale può mai essere diversa da quella di ogni cristiano celibe: fedeltà alla castità? Temo che la grave crisi che troppi Vescovi, in Italia e fuori Italia, manifestano anche palesemente su questo tema di vita morale, sia non solo corrotta ma abominevole. Se poi le cose stanno davvero così, non s’offenda mons Nosiglia per le mie parole, piuttosto arrossisca!

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  3. ho mandato questo messaggio ieri a molti giornali e riviste cattoliche.
    Ho letto il Vangelo moltissime volte: non ho mai trovato nelle parole di Nostro Signore Gesù Cristo autorizzazione all’omosessualità se fedele, ne autorizzazioni alla Comunione per i catolici divorziati e risposati che hanno rapporti sessuali.
    Siccome Dio è Uno e Trino , lo Spirito Santo non può assolutamente avere ispirato tali concessioni.
    La Chiesa di Papa Francesco si è adeguata alle leggi dello Stato

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