I deliri del vescovo Olivero: “Il matrimonio non è infrangibile”

Le dichiarazioni eretiche del vescovo di Pinerolo sull’Amoris Laetitia rende urgente la risposta ai dubia: “Ai sacramenti può accedere chi vive una nuova unione in tutti gli aspetti, seguendo la coscienza e non il prete”.

di Marco Tosatti (13-02-2018)

Domenica scorsa è appara su la Vita Diocesana Pinerolese (Anno 9, N.3) un’interessante intervista del neo-vescovo, Derio Olivero, a commento del documento della Conferenza Episcopale Piemontese che fornisce linee guida per l’applicazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia. Del vescovo di Pinerolo la Bussola Quotidiana si era già occupata in un’occasione precedente, quando prima di assumere l’incarico si era fatto benedire dai fedeli.

Dell’intervista ci hanno colpito alcune frasi, che ci sembrano indicative. Una di queste la troviamo veramente geniale: “Il matrimonio continua così ad essere indissolubile ma non infrangibile”. Non abbiamo capito, e ce ne scusiamo; ma ci sembra, quella della frangibilità o infrangibilità una nuova categoria di cui finora non siamo stati messi al corrente. Vale a dire che se sono sposati con qualcuno lo sono in maniera indissolubile, ma ci possiamo rompere? (In tutti i sensi). E allora che succede? La frase successiva è illuminante: “Per coloro che sono giunti ad una nuova unione ci può essere un cammino che arrivi anche ad essere pienamente integrato”.

Derio Olivero

Questa frase ha una conseguenza logica, colta con prontezza dall’intervistatore, che infatti chiede: “La direzione è quella di pensare anche ad una benedizione sulla nuova unione?”. Risponde mons. Olivero: “Nel documento della Conferenza Episcopale Piemontese questo non è contemplato, ma credo che potrebbe essere una buona soluzione. Fatto un debito cammino si può prevedere una benedizione che significa riconoscere la validità del rapporto”.

Cioè, in pratica, a primo matrimonio sacramentale valido di uno o di tutti e due i partners la Chiesa aggiungerebbe un qualche rito per mettere un sigillo, o un timbro sulla seconda unione? Parlando dell’Amoris Laetitia il vescovo espone quelle che a suo parere sono due grandi novità. “La prima: non è più possibile dire che tutti quelli che si trovano in situazioni cosiddette irregolari vivono in peccato mortale perché ci sono molte questioni da analizzare. Non c’è più l’automatismo. C’è da valutare caso per caso. La seconda: la grazia di Dio opera anche nelle vite di divorziati risposati”.

“Questi due grandi princìpi aprono alla possibilità di fare un cammino di accoglienza e di accompagnamento che possano operare in loro (è la coscienza del singolo, non la coscienza del sacerdote che decide) un discernimento per valutare la possibilità di un’integrazione che giunge fino al ritorno dei sacramenti”. Quindi, nella lettura del presule, il sacerdote, che si presume sia il confessore, non ha una parola da dire sullo stato della persona che si è rivolta a lui.

C’è da chiedersi che fine abbia fatto il sacramento della riconciliazione; e perché mantenerlo. E se è la coscienza del singolo che decide, che senso hanno i tribunali diocesani? Se sono convinto che il mio primo matrimonio non fosse valido, che mi importa di spendere soldi e tempo in diocesi? Ed ecco un ultima frase: “Amoris Laetitia va oltre la logica giuridica. Ai sacramenti può accedere, dopo un debito cammino, anche una coppia che in coscienza vive pienamente la nuova unione in tutti i su aspetti. Questo ci aiuta a capire che i sacramenti non sono un premio per i buoni”.

Ecco alla luce di queste interpretazioni ci sembra evidente ed urgente la necessità di una risposta, finora negata, da parte del Pontefice ai dubia, che forse è opportuno ricordare, perché toccano ciascuno dei punti sviluppati da mons. Olivero. […]

(fonte: lanuovabq.it)

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3 pensieri riguardo “I deliri del vescovo Olivero: “Il matrimonio non è infrangibile”

  1. S. Giovanni Battista é dunque morto invano?
    S. Tommaso Moro é dunque morto invano?
    O hanno capito male il Vangelo e la Tradizione? Certo, non c erano i registratori all epoca, direbbe qualcuno, eppure s. Giovanni B. conosceva Gesù, lo ha sentito parlare, e visto agire.
    Oppure l insegnamento per la santificazione é roba storica quindi ieri vale e vale morirci, oggi no?

    "Mi piace"

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