Il grido di allarme sollevato dal cardinale Zen, riguardo “l’invito” rivolto dal Vaticano a due vescovi cattolici di cedere il posto a due vescovi collaboratori del regime, ha provocato una reazione stizzita da parte della Segreteria di Stato. Forse si aspettavano di farla franca, ma Zen non è tipo che si può liquidare come fanno di solito, con un’alzata di spalle.
Venerdì 2 febbraio 2018 — Seguiamo con apprensione la questione cinese. Il grido di allarme sollevato dal cardinale Zen, riguardo “l’invito” rivolto dal Vaticano a due vescovi cattolici di cedere il posto a due vescovi collaboratori del regime, ha provocato una reazione stizzita da parte della Segreteria di Stato. Forse si aspettavano di farla franca, ma Zen non è tipo che si può liquidare come fanno di solito, con un’alzata di spalle.
Si può forse accusare questo ottantenne, in prima fila contro una dittatura sanguinaria, di voler creare confusione e polemiche? I tizi che attualmente controllano il Vaticano lo hanno fatto, ma è palese che il problema lo creino loro, accettando che un regime comunista, violento, sanguinario, che tuttora perseguita i cristiani, li incarcera e li fa sparire, nomini dei vescovi.
La stampa progressista intanto esulta, perché i vescovi non sono due ma sette. La motivazione ridicola è che “si tratterebbe di una concessione che la Santa Sede spera possa portare Pechino a riconoscere l’autorità del Pontefice sulla Chiesa cattolica nel grande paese asiatico, gettando così le basi per la fine del lungo gelo dei rapporti bilaterali”. È logico pensare che riconoscano l’autorità di un Papa che si fa nominare i vescovi dagli altri?
È chiaro che siamo di fronte ad una svendita totale della Chiesa, un tradimento. Uno sputo in faccia ai martiri di tutte le epoche e a chi soffre tutt’ora per la distruzione della propria vita per via della propria fede. Questa accettazione dei vescovi collaborazionisti cinesi è una carognata che getta il pontificato bergogliano nel buio profondo, nella notte della fede, nel baratro della vergogna.
È chiaro che queste mosse rispondono a logiche che non conosciamo, risalenti certamente ai motivi che portarono al conclave del 2013.
Alcuni commenti comparsi su altri spazi (l’elenco verrà aggiornato):
- La lunga marcia vaticana verso la resa alla Cina (NBQ, Cascioli, Febbraio 2018)
- La Cina non cambierà. Vaticano troppo ottimista (NBQ, Porfiri, Febbraio 2018)
- Il dramma dei cristiani cinesi (CEPC, Febbraio 2018)
- Zen: i comunisti cinesi hanno paura di nostra signora di Fatima (Tempi, Maggio 2017)
(fonte: campariedemaistre.com)
Non toccate i martiri cinesi. Sono il tesoro della Chiesa (mons. Luigi Negri, NBQ, 02-02-2018).
In effetti, “il pontificato bergogliano nel buio profondo, nella notte della fede, nel baratro della vergogna” c’è già da un pezzo.
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Papa Francesco applica il proverbio inglese: soldato che scappa,buono per un’altra volta..L’importante è tenere in piedi la chiesa cattolica cinese.Pur sotto controllo delle autorità cinesi, i vescovi accettati svolgeranno la loro missione evangelizzatrice.Il Santo Padre capisce saggiamente che imporsi alla bieca dittatura cinese porterebbe più male che bene. e fa la concessione per salvare il salvabile.
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Cannavò, ma lei ci è o ci fa?
O entrambi al tempo stesso?
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