Per difendere l’indifendibile si cade nel patetico e nel ridicolo, magari “confidando” nell’ignoranza altrui.
L’opinionista Riccardo Cristiano, in un articolo sul sito Formiche.net, attaccando coloro che vengono definiti i “i veri avversari di papa Francesco”, scrive, tra l’altro, che le loro critiche — si riferisce in particolare ai firmatari della correctio filialis e ai cardinali dei dubia — sono infondate poiché sulla dottrina morale e coniugale anche altri papi si sono contraddetti.
«Che i suoi predecessori — scrive — hanno sempre avuto ragione! Anche quanti si sono contraddetti, come quando Giovanni Paolo II negò la superiorità della verginità rispetto alla vita coniugale sancita da Pio XII?». E aggiunge — per dimostrare che già altri papi hanno corretto o cambiato il magistero dei predecessori — che i critici di papa Francesco «dimenticano che Giovanni Paolo II ha corretto Pio XII, o che Pio XII sui metodi contraccettivi naturali corresse i suoi predecessori».
Quando abbiamo letto queste frasi, siamo sobbalzati dalla sedia!
È falso che Giovanni Paolo II abbia negato la superiorità della verginità consacrata sul matrimonio. Anzi, lo ribadisce apertamente nell’esortazione apostolica Vita consecrata del 25 marzo 1996 in particolare, ma non solo, al punto n. 18, in cui l’allora Successore di Pietro scrisse che «i consigli evangelici, con i quali Cristo invita alcuni a condividere la sua esperienza di vergine, povero e obbediente, richiedono e manifestano, in chi li accoglie, il desiderio esplicito di totale conformazione a Lui. Vivendo “in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità”, i consacrati confessano che Gesù è il Modello in cui ogni virtù raggiunge la perfezione. […] È questo il motivo per cui nella tradizione cristiana si è sempre parlato dell’obiettiva eccellenza della vita consacrata».
Ciò che il santo papa polacco disse veramente, durante le sue famose catechesi sulla teologia del corpo, consisteva nel fatto che una persona coniugata, se vive in pienezza la propria vocazione, può essere più santa di una persona vergine consacrata che, invece, non vive pienamente il proprio stato di vita.
Del resto, la perfezione nel proprio stato di vita, coniugale o religioso, è sempre stato constante nel bimillenario magistero della Chiesa. Una certa predicazione e una certa pastorale, dalla rivoluzione protestante, sono state quasi costrette a mettere in sordina la vocazione coniugale, visto il disprezzo e l’attacco di Lutero e seguaci alla verginità consacrata e alla stessa virtù della castità.
Ma non appena è arrivato anche l’attacco al matrimonio e alla famiglia, la Chiesa cattolica è stata la prima a difenderli, in particolare con le encicliche Arcanum divinae (1880) di Leone XIII e Casti Connubii (1930) di Pio XI. Senza dimenticare proprio i discorsi agli sposi novelli del venerabile Pio XII, il quale non “corresse” mai i suoi predecessori sulla cosiddetta “contraccezione naturale”.
La Chiesa cattolica, infatti, non ammette nessun tipo di contraccezione, naturale o artificiale che sia. Pio XII spiegò che il ricorso ai periodi naturalmente infecondi, purché – oltre all’accordo tra moglie e marito – esista un reale motivo di difficoltà (non può e non dev’essere un capriccio), è moralmente lecito. Insegnamento ribadito anche dal beato Paolo VI nell’enciclica Humanae Vitae (1968). Così come da S. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nei loro pontificati.
Spiace per i bergogliosi, finti papisti, ma il magistero pontificio sul matrimonio e la famiglia, sino all’Amoris Laetitia, non è mai stato modificato, né contraddetto. Del resto, per difendere l’indifendibile, l’unico mezzo possibile è la menzogna.