Anche il card. Müller si pone tra i guardiani della rivoluzione

Di fatto il porporato tedesco si è allineato e coperto e con ogni probabilità ha eseguito un ordine dall’alto.

MIC (10-01-2017)

Leggiamo su Vatican Insider, nell’accentuazione dei noti turiferai, che in un’intervista rilasciata all’agenzia austriaca Kathpress, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha affermato che il suo dicastero, al quale erano pure stati indirizzati, non risponderà ai dubia formulati dai quattro cardinali sull’Amoris laetitia.

I cardinali Burke e Muller durante il Te Deum 2016.
I cardinali R. L. Burke e G. L. Muller durante il “Te Deum” del 2016.

Il porporato ha dichiarato che l’ex Sant’Uffizio «agisce e parla» con l’autorità del Papa e non può prendere parte «in una diversità di opinioni». Ha aggiunto che i cinque dubia sono stati inviati direttamente al Papa prima della loro pubblicazione e il papa stesso potrebbe ancora incaricare la Congregazione di risolvere la tensione che si è creata, dichiarando: «In questo momento è importante per ciascuno di noi rimanere concentrati e oggettivi, e non essere portati nelle polemiche, tanto meno crearle». Dunque Müller ha scelto di non rispondere nel merito dei passaggi dell’Amoris laetitia che secondo i quattro cardinali hanno creato «confusione». E tuttavia conclude ricordando che sulla questione la Congregazione per la dottrina della fede nel 1994 aveva negato la stessa possibilità. Interessante riallacciarci anche alle sue affermazioni tratte dal libro Informe sobre la esperanza, precedenti all’uscita dell’Amoris Laetitia, attraverso le quali il card. Müller si pone in una posizione tutt’altro che rivoluzionaria.

Nella trasmissione Stanze Vaticane di Tgcom24 dell’8 gennaio scorso, ha dichiarato: “Ognuno, soprattutto i cardinali della Chiesa Romana, ha il diritto di scrivere una lettera al Papa. Mi sono stupito perché questa però è diventata pubblica, costringendo quasi il Papa a dire sì o no. Questo non mi piace. Anche una possibile correzione fraterna del Papa mi sembra molto lontana, non è possibile in questo momento perché non si tratta di un pericolo per la fede come San Tommaso ha detto”.

“Siamo molto lontani da una correzione e dico che è un danno per la Chiesa discutere di queste cose pubblicamente. L’Amoris Laetitia è molto chiara nella sua dottrina e possiamo interpretare tutta la dottrina di Gesù sul matrimonio, tutta la dottrina della Chiesa in 2000 anni di storia. Papa Francesco chiede di discernere la situazione delle persone che vivono un’unione non regolare, cioè non secondo la dottrina della Chiesa sul matrimonio e chiede di aiutare queste persone a trovare un cammino per una nuova integrazione nella Chiesa secondo le condizioni dei sacramenti, del messaggio cristiano sul matrimonio. Ma io non vedo alcuna contrapposizione: da un lato abbiamo la dottrina chiara sul matrimonio, dall’altro l’obbligo della Chiesa di preoccuparsi di queste persone in difficoltà”.

In primis il cardinale ha tentato di minimizzare la portata dell’iniziativa dei 4 firmatari, facendo rientrare i dubia nella tipologia di una qualunque lettera al papa. Inoltre, nell’esprimere il suo stupore per il fatto che essa sia stata resa pubblica, ne omette la ragione: la mancata risposta del papa dopo due mesi, le indubbie ambiguità e la difformità dei comportamenti in ambito pastorale foriera di confusione che ne è scaturita. Ciò nonostante, nell’escludere la possibilità di una correzione, afferma l’inesistenza di un pericolo per la fede, senza peraltro indicarne le motivazioni se non nel sommario successivo richiamo al “cammino di nuova integrazione” che non intaccherebbe la dottrina. Ignorando peraltro l’articolata e ben motivata formulazione dei quesiti tuttora sul tappeto.

Di fatto il porporato tedesco si è allineato e coperto e con ogni probabilità ha eseguito un ordine dall’alto. Il sentore della “correzione” in arrivo deve aver indotto a mettere le mani avanti, anche cercando di intimidire i 4 cardinali. Per questo noi tutti continuiamo a pregare ogni giorno perché restino uniti e tengano il fronte senza esitazioni, pur nel rispetto dell’istituzione e della persona.

Che ci sta a fare a capo della CDF, il card. Muller, se non interviene a difendere la Fede?
Che ci sta a fare a capo della CDF, il card. Muller, se non interviene a difendere la Fede?

L’affermazione più scandalosa di Müller è quella che non vi sono pericoli per la fede.

Non ci sono pericoli? E come la mettiamo con:

–La confusione disseminata dal Papa, oltre che con le aperture ecumeniche sempre più esasperate, anche con quelle contro la famiglia, dal “divorzio breve” alle sostanziali eresie contenute nell’AL?

Galantino che falsifica la S. Scrittura a proposito di Sodoma?

S. Maria Maddalena trasformata contro la Scrittura in “uno dei Discepoli”, in una “apostola”, per costituire il piedistallo di una falsificazione in senso femminista dei Vangeli e aprire la strada al diaconato femminile e domani al sacerdozio femminile o cosa equivalente, senza la formale consacrazione.

–Vescovi che puniscono i sacerdoti che denunciano la corruzione dei costumi secondo gli insegnamenti del Vangelo e della Chiesa, dicendo che devono esser “rieducati” in qualche “comune”. Linguaggio da Rivoluzione culturale cinese: il caso di don M. Pusceddu. E non mancano altri casi ugualmente drammatici.

–Il sacerdote spagnolo che dice blasfemie sulla Madonna, riscontrabili a quanto pare anche su L’Osservatore Romano.

Si potrebbe continuare nella silloge degli ulteriori elementi di sconcerto tutti presenti su queste pagine. Vi invito a consultare l’archivio dei Memoranda, quello del falso ecumenismo, oltre a quello degli articoli sull’Amoris laetitia.

Infine, si potrebbe chiedere a Müller: lui, a quel posto, che ci sta a fare, se non interviene a difendere la fede?

(fonte: chiesaepostconcilio.blogspot.it)

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