Dalle parole di Baldisseri, “eminenza grigia” del doppio-sinodo sulla famiglia, emerge un quadro inquietante: per la “Chiesa” in “uscita” con le “porte aperte” non esiste più il concetto di peccato, quindi non ci sono più “peccatori”, ma dei “feriti”, ponendo come metro di giudizio non la Legge di Dio ma la “coscienza” del “ferito”.
La «Chiesa in uscita» è contemporaneamente «anche la Chiesa dalle porte aperte». Sono parole del Segretario generale del Sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, intervenuto in una conferenza a Civitavecchia a proposito del cammino sinodale che ha condotto all’esortazione Amoris laetitia.
Lo riporta L’Osservatore Romano nell’edizione del 3-4 gennaio 2017, che riporta alcune parole significative del porporato. «l’Amoris laetitia — ha sottolineato Baldisseri — usa il verbo discernere soprattutto nel capitolo ottavo, collocandolo nel titolo in mezzo ad altri due verbi: accompagnare e integrare la fragilità». Infatti «quando l’amore non corrisponde più alla forma del sacramento nuziale, la Chiesa si prende cura di queste persone ferite, perché possano ritrovare la via del Vangelo, alla luce del primato della grazia di Dio che mai abbandona». Ciò non significa, ha precisato il porporato, che «la normativa e la dottrina della Chiesa» subiscano variazioni o che essa non tenga conto «della riflessione morale tradizionale». Vale però il fatto che tenendo conto della «norma generale», le «situazioni particolari devono essere considerate nella loro specificità». In questo modo si ribadisce quanto già espresso in più occasioni, vale a dire che, in certi casi, è previsto anche l’accesso ai sacramenti per le coppie cosiddette ferite, in particolare nel caso dei divorziati risposati (vedi nota al testo di AL n°351).
In particolare L’Osservatore Romano specifica che in questo senso l’Amoris laetitia traccia linee ben chiare riguardo, ad esempio, «la delicata questione dei divorziati e risposati civilmente», con le indicazioni sulla «possibilità della riconciliazione sacramentale e della recezione dell’eucaristia». Si tratta sempre di un «cammino» che favorisce «la maturazione di una coscienza illuminata». Ancora una volta, ha sottolineato il cardinale Baldisseri, si capisce come «un autentico processo di discernimento» sia «decisivo affinché l’accogliere e l’accompagnare, elementi tipici della Chiesa in uscita, non si limitino a una generica vicinanza alle persone, che — per quanto importante — lascia comunque ognuno nella propria situazione di partenza». Il discernimento, invece, «rende possibile che l’accogliere e l’accompagnare siano finalizzati al compimento di un cammino da percorrere insieme», con l’obiettivo «di “integrare” nella vita della Chiesa tutti coloro che essa avvicina o che le si avvicinano, secondo le possibilità, le tappe e le modalità proprie di ciascuno».
In questo cammino di accompagnamento rimane però il tema ambiguo dei divorziati risposati conviventi more uxorio e l’accesso ai sacramenti, una questione che è stata posta in modo chiaro dai “dubia” indicati da quattro cardinali.
(fonte: http://sinodo2015.lanuovabq.it)
le fragilità dell’uomo l’hanno fatta Baldisseri e quelli come lui nella Chiesa cattolica, che sono incapaci di educare l’uomo ad essere forte.
O forse, visto l’approccio, non lo vogliono proprio educare, così lo manovrano meglio. Nel giorno del Giudizio gliene sarà chiesto, gravemente, conto.
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