Sia Francesco che Matterella hanno parlato, durante l’ultimo dell’anno, sull’immagrizione. Ma tra i due non c’è sintonia su come affrontare questo problema.
di Sandro Magister
Nell’omelia della messa di Capodanno papa Francesco ha ancora una volta denunciato con parole accorate il “fiume in piena” delle migrazioni mondiali: “moltitudini di uomini, donne e bambini che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione”.

Anche il capo di Stato italiano Sergio Mattarella – cattolico professo e progressista – ha dedicato una larga parte del suo messaggio per l’anno nuovo alle “masse ingenti di persone” che “si spostano, anche da un continente all’altro, per sfuggire alle guerre o alla fame o, più semplicemente, alla ricerca di un futuro migliore”.
All’Angelus del 1 gennaio Francesco ha ringraziato “di cuore” il presidente Mattarella. Ma l’uno e l’altro di certo non concordano sul che fare di fronte alle migrazioni.
Per papa Jorge Mario Bergoglio tutto si risolve in una parola: “accoglienza”. E nella conseguente riprovazione di tutti coloro, pubbliche istituzioni comprese, che non vi si conformano totalmente. Mentre per il presidente Mattarella il fenomeno migratorio “si deve governare”.
E governare fondamentalmente così: “Occorrono regole comuni per distinguere chi fugge da guerre o persecuzioni e ha, quindi, diritto all’asilo, e altri migranti che vanno invece rimpatriati, sempre assicurando loro un trattamento dignitoso”.
E ancora: “Serve accoglienza, serve anche rigore. Chi è in Italia deve rispettare le leggi e la cultura del nostro paese… Quegli immigrati che, invece, commettono reati devono essere fermati e puniti, come del resto avviene per gli italiani che delinquono. Quelli che sono pericolosi vanno espulsi. Le comunità straniere in Italia sono chiamate a collaborare con le istituzioni contro i predicatori di odio e contro quelli che praticano violenza”.
Nella visione di Francesco sembra svanire la distinzione tra Stato e Chiesa. La “tranquillitas ordinis” che è dovere dello Stato assicurare ai cittadini è assorbita e giudicata dalla sola “misericordia”, propria della Chiesa.
Ne consegue, riguardo all’immigrazione, uno scontro tra “racconto” e “realtà”. […]
© Settimo Cielo (02-01-2016)