L’EUFORIA SULLE ROVINE DEI POST-CRISTIANI BELGI
Roma, 4 dicembre 2015 — Incontro ieri a cena un amico belga, un belga cattolico.
Parliamo della triste situazione in quella terra, e conveniamo sul fatto che i progressisti sono perfettamente consapevoli, nella loro ottusità clericale, che la ricetta pastorale che da anni applicano ha distrutto la chiesa belga e tuttavia anziché cambiare ricetta, perché si sa qual è quella vincente – l’ortodossia e il rigore, la devozione – e dove applicata ha avuto successo, invece che cambiarla hanno rincarato con le loro ricette ideologiche, ultimamente avallate anche dal Papa per via dell’amicizia col massimo devastatore della chiesa belga e suo grande elettore Danneels.
I pochi cattolici rimasti, ortodossi, protetti da mons. Leonard, hanno creato piccole comunità cattoliche che da un panorama di completa desolazione, hanno fatto fiorire un giardino spirituale. E sui quali, naturalmente, si è abbattuta la furia vendicativa dei progressisti, per soffocarle.
Dico all’amico belga: «Lo aveva capito tanti anni fa Ratzinger a proposito dell’Olanda, quando gli si domandava dell’euforia irrefrenabile di questi cattolici aggiornati che saltavano con sadica gioia sulle rovine della loro opera al grido di “continuiamo così”: quelle rovine erano per l’atteso segnale della post-cristianità verso la quale marciavano, ecco perché erano euforici, non era la chiesa che volevano riedificare, ma abbatterla per farne uno spirito docile a tutti i venti di dottrine mondane. Perché avevano perduto la fede. Mysterium iniquitatis!».
Poi mi conferma: «Quel cardinale Danneels, del quale va tanto fiero Bergoglio, è un uomo che non ha più luce sul volto, negli occhi: è un uomo che vaga nel buoi dentro il quale si è seccato il suo cuore. Perché ha perduto la fede».
FONTE: Il Mastino – Blogger