Lo “zeitgeist” è una boiata

di Matteo Matzuzzi (06/03/2014)

“L’idea che la dottrina possa essere separata dalla prassi pastorale della Chiesa è diventata prevalente in molti ambienti, ma questa idea non corrisponde né è mai corrisposta a ciò che è la fede cattolica”. Dal Sant’Uffizio, il cardinale prefetto Gerhard Ludwig Müller risponde indirettamente alla relazione teologica di Walter Kasper sulla famiglia e ribadisce quanto già detto nel lungo intervento pubblicato sull’Osservatore Romano lo scorso ottobre: non si può separare ciò che Dio ha unito. Müller tiene il punto anche davanti alle dichiarazioni aperturiste di eminenti porporati che da mesi invocano un rapido adeguamento dell’insegnamento della chiesa ai tempi correnti, non più rappresentati dal dettato della Humanae Vitae di Paolo VI e dalla Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II. Il cardinale progressista Reinhard Marx aveva suggerito al prefetto custode della Fede con toni ben poco diplomatici di rimanere al suo posto, visto che nessuno gli aveva dato la patente per “bloccare discussioni avviate da altri”, chiaro riferimento al Sinodo straordinario convocato dal Papa. Müller però non retrocede e rispedisce al mittente anche le teorie secondo le quali l’insegnamento cattolico in fatto di morale sarebbe soggetto ad aggiornamenti secondo i costumi del tempo: “Dobbiamo stare molto attenti quando parliamo dell’insegnamento della Chiesa. Sarebbe fuorviante se con la parola ‘cambiamento’ intendessimo negare o respingere ciò che è stato fatto fino a ieri. Io preferirei parlare di sviluppo dell’insegnamento della chiesa”, dice al National Catholic Register. “Gli insegnamenti della chiesa sono radicati nella persona di Cristo, nel mistero dell’autorivelazione divina”. Non si può mutarli, adeguarli allo Zeitgeist e alle aspettative di chi invoca cambiamenti alla dottrina senza neppure conoscerla, fatto “deprecabile”, diceva severo il custode dell’ortodossia cattolica qualche giorno fa, commentando i risultati del questionario sulla famiglia inviato lo scorso novembre alle diocesi in giro per il mondo. “C’è sempre una continuità in ciò che la Chiesa insegna”, e questo concetto deve essere ben presente anche quando si considera la questione della riammissione ai sacramenti dei divorziatiti risposati: “L’insegnamento di Cristo e della sua chiesa è chiaro, un matrimonio sacramentale è indissolubile. In secondo luogo, le persone la cui condizione di vita contraddice l’indissolubilità del matrimonio non possono essere ammesse all’eucaristia”. Certo, “i pastori e le comunità parrocchiali sono tenute a stare accanto ai fedeli che si trovano in questa situazione”. Nulla di più, perché se da un lato bisogna aiutare i divorziati affinché non si considerino separati dalla chiesa, dall’altro vale quanto scritto nella Familiaris Consortio: “I divorziati risposati contraddicono oggettivamente quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’eucaristia”, aveva scritto il prossimo santo Giovanni Paolo II. E’ forte però la sensazione che si sia nell’imminenza di una svolta attesa anche da parte dell’episcopato, che pubblicamente dichiara la necessità di archiviare quanto (come l’Humanae Vitae) “crea solo confusione”. Il problema, secondo Müller, è che “i media laici fraintendono la Chiesa”, trattandola come fosse un’entità meramente politica e dimenticando che “la missione del Papa è di essere fedele agli insegnamenti di Cristo e della sua Chiesa. Può trovare modi nuovi e creativi per essere fedele a questi insegnamenti, ma per il Pontefice la realtà più profonda è la fedeltà continua a Cristo. E se i media hanno creato aspettative fuori luogo, è un peccato”.

© – FOGLIO QUOTIDIANO

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