In pellegrinaggio a Loreto, qualche giorno fa, un amico è passato anche a Montorso, località nei pressi della città mariana. Lì si trova il Centro Giovanni Paolo II, da anni utilizzato per vari progetti di pastorale giovanile delle Marche e non solo. Ebbene, su una parete dell’edificio, come si vede dalla foto che alleghiamo, compare uno striscione con le immagini di Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. In mezzo c’è la scritta: “Viva i Papi del Concilio”. Il tutto risale evidentemente al tempo del pontificato di Benedetto XVI, perché non c’è ancora l’immagine di Papa Francesco, che comunque è il primo Pontefice negli ultimi decenni a non aver preso parte all’assise conciliare, benché ne incarni alla perfezione il presunto spirito.
La scritta dello striscione desta non poche perplessità. Che significa inneggiare ai Papi del Concilio? Per caso si vuole intendere che tutti i loro predecessori non sono degni di venerazione, riconoscenza, stima e affetto? Forse si vuole trasmettere il messaggio in base al quale solo la Chiesa del Concilio Vaticano II è bella? Sembrerebbe che gli ideatori dello slogan non abbiano molta simpatia per la cosiddetta “ermeneutica della continuità” di cui ha parlato tante volte Benedetto XVI e che dovrebbe guidare il criterio d’interpretazione del Concilio: un evento da leggersi alla luce della Tradizione.
Probabilmente, dalle parti di Loreto, non ci si è accorti che i segni dei tempi stanno dando torto alle aspettative di coloro che attendevano la primavera conciliare. Non viviamo più negli anni Sessanta e Settanta. Anche la pastorale, pertanto, andrebbe cambiata. Se non si fosse accecati dall’ideologia, lo si capirebbe. Contrapporre i Papi del Concilio a quelli del “pre-Concilio” è infatti indice proprio di ideologia. Tra l’altro, vorremmo sapere se gli autori della scritta si riconoscono, tanto per fare alcuni esempi, nella Veterum sapientia del b. Giovanni XXIII, nel “Credo del popolo di Dio” e nella Humanae vitae di Paolo VI; se sanno che Giovanni Paolo I voleva eliminare la massoneria dal Vaticano; se condividono il magistero del b. Giovanni Paolo II esposto nella Veritatis splendor, nella Evangelium vitae, nella Fides et ratio, nel Catechismo della Chiesa Cattolica e nella Ad tuendamfidem; se guardano infine con favore il Motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, i suoi insegnamenti sui valori non negoziabili e alcuni documenti da lui redatti quando presiedeva la Congregazione per la Dottrina della Fede, quali la Dominus Jesus o la Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica.
Magari condividono e sottoscrivono pienamente questi testi. Noi al momento siamo però più propensi a pensar male. E a pensar male si fa peccato, è vero, ma spesso, come diceva qualcuno, ci si indovina…(F.C.)